Made in Cesena
Ci risiamo. Le big (o le pseudo-big) del calcio italiano – in chiave 2024-2025 – hanno già messo gli occhi addosso a Cristian Shpendi e a Tommaso Berti. E se da un lato qualche tifoso bianconero – dinnanzi a questi primi insistenti rumors di mercato – storce già la bocca, dall’altro lato il cassiere del Cavalluccio comincia già a sfregarsi le mani. Perché alla fine, oggi come ieri, uno degli imperativi del Cesena resta sempre lo stesso: lanciare nel mondo prof qualche baby fatto in casa. E fare cassa.
Tra i tanti frutti del florido vivaio bianconero di un tempo che fu è d’obbligo partire da Massimo Agostini. Il Condor, nella sua lunga carriera, oltre ad aver segnato una valanga di gol per il Cavalluccio (67 centri realizzati in campionato dal 1983 al 1999 in tre riprese, alcuni di questi leggendari), ha calcato tanti palcoscenici importanti. E il buon Edmeo Lugaresi ha beneficiato economicamente della sua vendita in ben due occasioni: la prima volta nel 1986 (cessione alla Roma), la seconda nel 1990 (cessione al Milan). Dirigente non proprio – ehm ehm – impeccabile (Agostini è stato uno di quelli che la scorsa stagione, tra le altre cose, ha sponsorizzato caldamente il lancio dell’irricevibile Luca Lewis e pure il ritorno in Romagna del già contestatissimo Cristiano Scalabrelli…), è palese però che sul fronte realizzativo-finanziario Agostini sia stato uno dei 2/3 giocatori più influenti di sempre del Cesena. Forse il giocatore più influente di sempre. DI SEMPRE.
Tra i tanti giocatori che hanno preso il volo partendo proprio da Cesena mi piace ricordare anche Alessandro Bianchi (per lui anche un indimenticabile Scudetto nel 1989 con l’Inter dei record ‘targato’ Giovanni Trapattoni), Lorenzo Minotti (l’ex dirigente bianconero, nell’epoca d’oro del Parma dei Tanzi, ha vinto tanto sia in Italia che in Europa), Sebastiano Rossi (per il portierone, col Milan, tanti indimenticabili successi nei mitici anni novanta che però non gli hanno mai regalato l’azzurro), Ruggiero Rizzitelli (dopo le avventure con Roma e Torino l’attaccante pugliese, prima di riabbracciare la ‘sua’ Romagna, è riuscito a vincere anche la Bundesliga con il Bayern Monaco guidato dal ‘solito’ Trap), Massimo Ambrosini (il centrocampista pesarese, alla corte del Diavolo, ha vinto di tutto e di più. Anche 4 scudetti…) ed Emanuele Giaccherini (nel 2008 la Pulce di Talla voleva smettere di giocare, poi in riva al Savio arrivò un ‘certo’ Pierpaolo Bisoli che – assieme ad Igor Campedelli – gli fece cambiare idea…)
La lista dei giocatori fatti in casa a Cesena è comunque lunghissima. E può continuare ancora con Paolo Ammoniaci, con Adriano Piraccini (uno dei giocatori più amati di sempre della lunga storia del Cavalluccio), con Alberto Fontana, con Mattia Graffiedi (Mister 14 miliardi…di lire), con Emiliano Salvetti, con Nicola Campedelli, con Gianni Comandini, con Davide Biondini, con Nicola Pozzi, con Stefano Sensi (lanciato dall’ormai desaparecido Massimo Drago). Chiudo questa breve – e, chiedo venia sin da ora, sicuramente incompleta – lista proprio con l’ultimo gioiello di famiglia che ha lasciato la Romagna. Sto parlando ovviamente di Stiven Shpendi, che giusto la scorsa estate si è accasato all’Empoli in Serie A. Quella stessa serie A che ora sta già facendo l’occhiolino a Cristian Shpendi (l’albanese piace soprattutto al Sassuolo, ma pure a Milan e Fiorentina) e a Tommaso Berti (sul Talento di Calisese ci sono il ‘solito’ Sassuolo, Udinese e Toro). Ci risiamo: la storia si ripete. La A vuole un baby bianconero. È la dura legge del calcio. Del calcio di Provincia.