Noi non abbiam troppe pretese, ci droghiam col Sangiovese

Domenica ricorrerà il primo anniversario della scomparsa di Raoul Casadei. E noi abbiamo voluto omaggiare il Re del Liscio con un frammento tratto dal libro Bar Tozzi…
09.03.2022 06:00 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Noi non abbiam troppe pretese, ci droghiam col Sangiovese

Sopra quella mensola c’è un bel pezzo della mia vita.

Un vecchio gagliardetto in stoffa del Cesena Calcio, innanzitutto.

Un modellino scala 1:24 della McLaren Honda di Ayrton Senna.

Un trofeo ormai tutto ossidato dal tempo che certifica l’indimenticabile vittoria arpionata dal Bar Tozzi il 6 maggio del 1996 nella finalissima del IV° Torneo Calcistico dei Bar dell’Alto Savio.

Una bottiglia vuota di Brut Ferrari autografata nientepopodimeno che dall’ex pornodiva Michelle Ferrari.

E poi ancora, su quella mensola, c’è una cornice d’argento che custodisce una splendida foto a colori  scattata sul lungomare di Gatteo a Mare agli inizi degli anni ottanta. Una foto dove si vedono il sottoscritto, il mio povero babbo Gino e l’immortale Raoul Casadei.

Ecco sì, Raoul Casadei.

Che se penso al Re del Lissio – pardon, al Re del Liscio – mi si illumina all’improvviso il cuore.

Mi si scalda all’improvviso l’anima.

Perché Raoul Casadei era l’idolo incontrastato di mio babbo.

Perché Raoul Casadei è stato il Diego Armando Maradona del folklore nostrano, il più grande ambasciatore al mondo della Romagna ballerina che si sveglia col sorriso ogni mattina.

Perché Raoul Casadei ha saputo dimostrare sul campo che il liscio non è mica una musica da Serie B o da Serie C, ma una musica da Champions League. Anzi no, una musica da Superlega.

Perché Raoul Casadei, con la sua allegria contagiosa, ha reso universale questa straordinaria Terra. Terra che non è soltanto una semplice entità geografica del Bel Paese. Bensì un modo di cantare, di ballare, di socializzare, di pensare, di amare, di vivere. Ecco, sì: un modo di vivere.

Perché Raoul Casadei, per tanti anni, è stato l’artista musicale più imitato e più plagiato d’Italia. Che io non me le sono mica dimenticate tutte quelle orchestre Casadei che nei dancing e nelle piazze della Romagna millantavano spudoratamente una parentela con il Gran Sacerdote della Musica Solare.

No, non lo dico io. Lo dice il buonsenso. Lo dice la storia. Senza Raoul Casadei, la Romagna, non avrebbe mai avuto questo buonissimo sapore che noi tutti conosciamo. Senza Raoul Casadei, la Romagna, sarebbe stata terribilmente più grigia. Più triste. Più anonima.

Enzo Ferrari, un giorno, disse: ‘Date a un bambino un foglio di carta e dei colori. Chiedetegli di disegnare un’automobile. Sicuramente la farà rossa’.

Ecco, sì. Io allora potrei replicare così: ‘Date a un romagnolo purosangue over quaranta una chitarra. Chiedetegli di cantare una canzone. Sicuramente vi intonerà qualcosa dell’Orchestra Casadei…’. Magari proprio quello slogan che non va a genio ai  fanatici del politicamente corretto, magari proprio quello slogan accusato di essere un pessimo insegnamento per i nostri giovani.

Noi non abbiam troppe pretese, ci droghiam col Sangiovese…

Viva la Romagna. Viva il Sangiovese. Viva il Re del Liscio. ORA E PER SEMPRE

 
PS: Il libro Bar Tozzi del nostro Flavio Bertozzi è ancora in vendita al costo di 10 euro presso la libreria Mondadori di Cesena (viale Carducci n.27, zona Barriera). E presso le edicole di Cesena (via Spazzoli 135 e viale Oberdan 393),  San’Egidio di Cesena (via Chiesa Sant’Egidio), Gatteo Mare (stazione), Savignano (cimitero), Cesenatico (viale Trento) e Villamarina di Cesenatico (Edicola-Bar Christian). Per spedizioni a domicilio basta scrivere una semplice mail all’indirizzo editorecostantini@gmail.com  Ricordiamo che parte degli incassi di questo racconto sarà devoluta al Centro per gli anziani Nuovo Roverella di Cesena.