Gonnelli lascia i rimpianti alle spalle. “Non avevo dubbi su Ciofi e Prestia”
Delusioni cocenti ma anche la consapevolezza di aver dato tutto: Lorenzo Gonnelli oggi è a Cerignola, ma non dimentica gli anni trascorsi in bianconero. Le eliminazioni ai play-off con Matelica prima e Monopoli poi sono solo un lontano ricordo ormai, il Cavalluccio è volato in serie B voltando finalmente pagina per la gioia di tutti i tifosi bianconeri ed anche di chi, come Lorenzo, quella maglia l’ha vestita.
Gonnelli, il Cesena è finalmente in serie B: un sollievo per la Romagna e forse anche per lei.
“Sono felice, davvero. A Cesena ho lasciato tante persone che mi stanno a cuore. Se lo sono meritato, è un successo costruito dando continuità al lavoro di Toscano senza farsi prendere dalla frenesia dovuta dalla delusione dell’eliminazione ai play-off”.
La sua esperienza in bianconero finì con l’arrivo di mister Toscano, ha qualche rimpianto?
“Sì, non lo nascondo. Ho il forte rimpianto di non aver potuto dimostrare il mio valore in ritiro a causa di un piede fratturato. Ricordo che in quell’estate si parlava molto delle possibilità di permanenza mie e di Caturano. Sapevo di poter giocare le mie carte e ci ho provato, ma il piede si gonfiava sempre e ho dovuto alzare bandiera bianca. Mister Toscano non mi ha potuto valutare davvero, se sei infortunato diventa difficile”.
Anche per mister Viali il finale a Cesena è stato amaro e pieno di rammarico, ma lui come anche molti di voi ha poi dimostrato di poter far bene.
“Ormai sono 12-13 anni che gioco tra i professionisti e posso dire che il mister è uno di quelli che mi ha lasciato di più a tutti i livelli. Si merita questo e anche di più. Lui è stato un grande difensore, ha giocato in serie A e mi ha insegnato tanto ma non solo dal punto di vista tecnico. Ti trasmette il suo piacere di lavorare a 360 gradi. Studia, guarda gli avversari ed è meticoloso. Ci ho parlato fuori dal campo e anche a livello umano ti dà tanto. Con lui ho un grande rapporto”.
Nel suo biennio a Cesena ha vissuto anche il cambio di proprietà, che momenti sono stati?
“Quando c’è stato l’avvicendamento societario abbiamo subito compreso le ambizioni e la volontà di questa società di raggiungere l’obiettivo in pochi anni. Il miglioramento delle strutture, la cura dei dettagli, la grande attenzione a tutti gli aspetti: sono qualità da grande club che mettono i calciatori e lo staff in condizione di dare il massimo portandoti poi a raggiungere l’obiettivo come del resto è stato fatto”.
L’unico superstite di quel gruppo è stato Ciofi, si aspettava riuscisse a emergere così?
“Andrea è forte, quadrato dentro e fuori. Quando hanno vinto gli ho scritto un messaggio: «ti meriti la B e ora cerca di mantenerla». Lui è un giocatore da serie B, è del ’99 ma ha già giocato quasi duecento partite con il Cesena. Spero rimanga e si giochi la sue possibilità”.
Uno dei leader del gruppo bianconero è un altro ragazzo che lei conosce bene, Peppe Prestia.
“Con lui ci ho giocato ad Alessandria, ha vinto lì e non avevo dubbi che lo facesse anche a Cesena. La sua presenza come quella di De Rose, Varone e del direttore Artico è una garanzia di successo”.
Al di là delle amarezze e dei rimpianti, che ricordo di Cesena e della Romagna?
“È stata una esperienza bellissima. Sono stato da Dio con la mia famiglia e naturalmente anche a livello calcistico. I romagnoli sono come noi livornesi, ti fanno sentire a casa. Anche se allo stadio ci sono diecimila persone si può girare liberamente in città perché c’è molto rispetto e discrezione. Io e la mia famiglia abbiamo un bellissimo ricordo, al Cesena auguro sempre il meglio”.