Il Cesena di Castori, l’Airone delle Vigne e lo spacciatore di magliette

Il 29 aprile 2004, a Busto Arsizio, il Cavalluccio riuscì a vincere la Coppa Italia di C. Vent’anni dopo riviviamo quel successo al sapore (anche) di Germania…
24.04.2024 08:00 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Il Cesena di Castori, l’Airone delle Vigne e lo spacciatore di magliette

Diavolo di un Fabrizio Castori. Che, nella stagione 2003-2004, si presentò al popolo di Romagna riuscendo a portare in riva al Savio ben due trofei. Il più famoso ed epico di questo bis d’applausi, ovviamente, resta quello arpionato tra le acciaierie di Lumezzane in quel leggendario 20 giugno 2004 al sapore di risse (da saloon), di passione, di tensione e di Serie B. Poi però, non scordiamocelo, c’è anche l’altro successo. Quello meno nobile. Quello meno croccante. Ma ugualmente significativo. La vittoria della Coppa Italia di Serie C. Il primo (e finora unico) trofeo ufficiale a finire nella bacheca del Cavalluccio. Quel Cesena castorizzato – dopo aver eliminato in rapida successione San Marino, Reggiana, Sora e Cittadella – ipotecò la vittoria della Coppa già nella finale d’andata giocata contro la Pro Patria al Manuzzi il 15 aprile 2004, andando ad imporsi perentoriamente per 4-1 (bis Bernacci, Piccoli, Tramezzani, Ranalli). Successo romagnolo anche nella sfida di ritorno andata in scena due settimane dopo a Busto Arsizio (0-1, match winner il ‘solito’ Airone delle Vigne). Particolare curioso legato proprio a quest’ultima sfida. Henning Tatje, il simpatico e folkloristico tifoso tedesco che all’epoca (proprio come oggi) tifava per il Cesena, si presentò allo Speroni con delle magliette celebrative artigianali disegnate direttamente da lui. Così, a fine gara, entrò in campo e le fece indossare a tutti i giocatori bianconeri festanti. Nulla di strano, direte voi. Nulla di eclatante. Se non fosse però che, all’indomani, tutti i giornali e le televisioni dello Stivale ‘uscirono’ con delle immagini dove queste magliette abusive (e non autorizzate dalla società) coprivano, per la grande – ehm ehm – gioia dello sponsor bianconero, le casacche ufficiali. Una cosa che, nell’anno del Signore duemilaventiquattro, sarebbe a dir poco impensabile. Tutto molto bello. Bellissimo. Castorizzato.