A Mignani fischiano le orecchie? Il messaggio di Artico è forte e chiaro
L’aver importato il turno del Boxing Day da oltremanica comporta ai club di Serie B il dover modificare le consuetudini della propria agenda. Giocando a Santo Stefano, per forza di cose la conferenza stampa antecedente la gara non può tenersi a Natale né alla vigilia. Per cui all’indomani della brutta sconfitta in casa della Juve Stabia, il club si trova a dover incontrare subito di nuovo i giornalisti in vista di Cesena-Cremonese. Per evitare di riproporre le stesse considerazioni propinate dal tecnico il giorno prima a fine match, davanti ai microfoni è intervenuto il direttore sportivo Fabio Artico. La sua presenza era già stata annunciata prima del capitombolo di Castellammare, quindi di per sé non è indicativa sulla posizione di Mignani ma qualcosa in tal senso si può leggere tra le righe di quel che Artico ha detto. Su questo ci torniamo dopo aver riassunto le dichiarazioni.
“Se si vanno a guardare numeri è chiaro che abbiamo atteggiamento differente tra casa e fuori. - attacca così il direttore che sulle prime battute sembra non avere troppa voglia di parlare, si scioglierà man mano - Al Manuzzi i tifosi ci trasmettono una carica emotiva in più che fuori invece viene a mancare. Ci manca energia, determinazione e approccio. Fin qui il percorso è più che soddisfacente, perché non dobbiamo dimenticare quali sono gli obiettivi e da dove arriviamo, ma io sono uno che per indole vuole migliorare”.
Tra gli aspetti che sono saltati nuovamente all’occhio dal viaggio in Campania non può risaltare l’espulsione per proteste di Ceesay, analoga a quella rimediata da Kargbo con la Sampdoria. Ad Artico viene chiesto se la squadra sia nervosa: “Innanzi tutto io non voglio una squadra ‘tranquilla’, ad esempio a me piaciuto atteggiamento aggressivo della Juve Stabia di ieri. Ciò non significa che Ceesay non abbia sbagliato, ma in generale ritengo che il Cesena non sia una squadra nervosa. Siamo stati poco determinati e poco aggressivi, però non nervosi. È una squadra che predilige giocare anziché essere aggressiva e questo lo dico sulla base di caratteristiche fisiche, tecniche e per identità. Dopodiché manca quel pizzico di cattiveria agonistica, quella determinazione e quell’approccio alla partita che nel campionato di Serie B servono. Tutto ciò lo dobbiamo aggiungere quotidianamente con l’applicazione, la determinazione ed il lavoro. Dobbiamo migliorare tutti un pezzettino ogni giorno. Tutti. I giocatori, l’allenatore ed infine anch’io che sono a mia volta componente della parte tecnica del club”.
Sul finale arriva la consueta domanda noiosa sul mercato, quella inutile da fare perché tanto qualsiasi ds non darà mai una risposta pienamente soddisfacente in merito. In questo Artico si rivela più sincero di altri suoi colleghi: “Io, personalmente, parto da un concetto: il mercato di gennaio a me non piace, perché in primis è un mercato di opportunità e non di scelta. Io non scelgo quello che voglio, ma scelgo quello che c’è e di solito si tratta di giocatori che non hanno trovato molto spazio. Credo poco nel mercato di gennaio, ma come Cesena staremo attenti a quello che saranno gli sviluppi e se ci saranno delle opportunità le coglieremo, per migliorare quelle che ad oggi sono state le cose che si possono migliorare.
Aggiungo una considerazione, però. Io credo sempre molto nei giocatori che ho in casa e ci credo davvero tanto: l’ho detto l’anno scorso, l’ho detto quest’estate ai ragazzi e lo ribadisco anche adesso. I giocatori che hanno trovato meno spazio fino ad ora secondo me hanno delle qualità perché fino a tre settimane fa Tavsan era rimasto un po’ nelle retrovie, mentre ora ha dimostrato di poterci stare e di fare anche la differenza. E lo stesso discorso vale per Ceesay. Sono convinto che anche van Hooijdonk abbia delle caratteristiche che ci possono dare una mano. Francesconi non era stato chiamato in causa per tre partite, secondo me a Castellammare è stato uno dei migliori in campo. Abbiamo sempre dei margini di miglioramento nei ragazzi che ci sono in questo momento, poi vedremo”.
Che glielo si voglia riconoscere o meno, Artico ha un credito da spendere e quel credito è la promozione. Non fosse stato per Artico, il Cesena oggi sarebbe ancora a giocare con Sestri Levante, Pontedera e Vis Pesaro. Artico ha riassemblato i cocci di una squadra che aveva clamorosamente fallito l’obiettivo. Per un’intera stagione ha tenuto a bada le intemperanze comportamentali di un allenatore nevrastenico. Ha impedito allo stesso di rovinare l’organico, confermando i giovani che Toscano aveva già bocciato (Pieraccini, Francesconi, ma anche David e soprattutto Berti). Ha indovinato quei due acquisti utili per fare il salto di qualità in serie C, ovvero Pisseri e Donnarumma. Tanto basta per dire che la C l’ha vinta in primo luogo lui e dietro tutti gli altri.
Questo credito però non è infinito e degli appunti al mercato che ha condotto in estate glieli si devono fare. Perché se l’obiettivo sbandierato è una salvezza tranquilla (in realtà sono i play-off…), questa non può essere tale se perdi una partita su due. Difensori sulla carta esperti come Curto e Mangraviti hanno aggiunto fisicità e centimetri ma non qualità. Per una neopromossa con sei debuttanti assoluti in cadetteria (Ciofi, Pieraccini, Francesconi, Adamo, Berti, Shpendi) è stato un azzardo inserire altri tre giocatori che non avevano la minima dimestichezza con la B e che per giunta hanno difficoltà linguistiche come Tavsan, Ceesay e Van Hooijdonk. E soprattutto il grande investimento sin qui coincide con la grande delusione, perché l’apporto di Simone Bastoni è stato di gran lunga inferiore alle aspettative.
Quanto fatto il giorno prima nel calcio dura sempre poco, non ci si può cullare sugli allori né vivere di rendita per i traguardi raggiunti. Se l’ambiente vuole esternare le proprie perplessità sull’operato di Artico, ha tutto il diritto di farlo. Chi invece questo diritto non ce l’ha è mister Mignani. Con l’allenatore genovese i patti in estate sono stati chiari e semplici: ‘Vuoi dire la tua sul mercato? Firmi il contratto di un anno. Vuoi un biennale? Accetti la rosa che ti viene messa a disposizione’.
Al di là delle parole pronunciate, la comunicazione paraverbale e corporea di Mignani nell’ultimo mese e mezzo, sia in conferenza stampa sia in campo al termine delle partite, lascia intendere che il tecnico sia stizzito dalla situazione che si è venuta a delineare. Pare non sentire questa squadra come sua. Parla dell’atteggiamento ma è il primo ad avere quello sbagliato sia davanti alle telecamere, sia nei confronti dei tifosi con i quali ha evitato qualsiasi tipo di contatto al seguito dei tanti stop rimediati lontano da casa. Che cosa potrà mai recepire la rosa da tutto ciò? Qual è l’atteggiamento da cui può trarre ispirazione?
Riprendiamo quanto dicevamo poc’anzi, il messaggio da leggere tra le righe. Il presupposto di partenza è che nessun direttore o presidente risponderà dicendo esattamente quel che pensa quando gli si chiede ‘l’allenatore rischia?’, ‘quali giocatori verranno comprati?’ e via dicendo. Dunque chi siede loro dinnanzi ha il dovere di interpretare le dichiarazioni, con l’onestà intellettuale di riconoscere che si tratta di un’interpretazione personale.
Cosa ci rimane di quanto detto da Artico? Che, a torto o ragione, crede nelle scelte fatte e l’allenatore è caldamente invitato a fare altrettanto. Perché i giocatori sono questi e la rosa non verrà stravolta il prossimo mese.
A Mignani sta bene tutto ciò? Se sì, è il caso di piantarla al più presto con quell’atteggiamento (parola tanto in auge dopo Bergamo) passivo, indolente e arrendevole che sin troppo spesso ha palesato in questo suo primo semestre in riva al Savio. Se così non fosse, è facile intuire quale sarà l’epilogo.