Il Gioco della Panchina
In un gioco non ci sono parti: ci sono solo giocatori.
MASSIMO DRAGO Rino Foschi lo ha esonerato martedì notte negli spogliatoi dell’Orogel Stadium-Dino Manuzzi, davanti a tutta la squadra, dopo aver ottenuto il via libera dal cda, forte dell’idea-Colantuono. Vivrà la pantomima della panchina a Frosinone e non rinuncerà a un centesimo del biennale che gli è stato fatto anche per il trattamento poco professionale che sta ricevendo: in caso lo facesse, parleremmo di un galantuomo d’altri tempi.
Drago ha diverse colpe, prime fra tutte non essere riuscito a comunicare alla squadra le sue idee e aver impostato un modulo cui non è mai stato legato pensando di avere Laribi dal primo giorno e fantasticando di un Ragusa prima punta senza averlo mai provato: il primo non è integro, il secondo non è. Per la stagione percepisce 180mila euro l’anno - staff incluso - frutto di un biennale ‘puro’.
Una vita a Crotone: va via, il Crotone sale in A. Due stagioni a Cesena: esonero. Potrebbe essere il limbo per lui, da ora in poi… lui è quello che ha da perdere di più.
RINO FOSCHI “Se non c’ero io il Cesena falliva!”. Mettetevi d’accordo, però! … quando è alterato urla sempre così.
L’esonero di Drago è un brutto colpo: di questi tempi un biennale a un allenatore è una proposta di matrimonio. E una proposta di matrimonio di questi tempi è l’anticamera della separazione. Non è infallibile. Non è eterno. Dargli pieni poteri e campo d’azione praticamente infinito al di là del budget è stata una mossa saggia quando si trattava di salvare il salvabile, ma a lungo andare diventa una teocrazia con a capo lui. Foschi. Il cda di rinocrati non è stato in grado di riconoscere alcuni limiti, primo fra tutti lo scouting che non ha ancora portato ad un solo colpo ‘giovane’ in chiave di plusvalenza - escludiamo Ragusa, che giovane non è - e alla tanto cercata autosussistenza economica da 2 mln di euro reali annui.
In uscita Foschi non ha colpe, in entrata limita i danni… ma non si riesce a costruire con i budget nulli garantiti. Il problema è che, forse con metodi meno ortodossi, qualcosa in più si potrebbe fare: Rino è capace di scovare talenti, ma con cordoni della borsa allargati. Con pochi soldi servono scommesse azzardate da giovani esemplari, non usati sicuri da vecchi leoni.
La vicenda Drago, allenatore cercato, voluto, plasmato e poi gettato via, dovrebbe insegnare che Foschi è uno da miracoli, ma non da chiese. Per fare il miracolo servono il profeta e i seguaci ad ammirarlo, ma per costruire una struttura servono l’ingegnere e il team a seguirlo. E questa cosa inesorabilmente manca sempre di più.
AC CESENA SPA Allo sbando più totale. Pieni poteri e campo d’azione senza limiti a Rino Foschi per potersene lavar le mani e curarsi degli ori: ora l’allenatore scelto dal diesse è finito e la squadra scelta dal diesse in base alla personalità dei singoli non ha identità.
Per chiudere la stagione invernale servirebbero dai 2 ai 2,8 mln tra scadenze e premi, se non di più in caso di crediti da rimborsare, per arrivare a superare i 3,5 mln... quindi servono cessioni: Djuric - ammesso e non concesso ricominci a segnare, perché altrimenti è dura che superi 1 mln di valutazione - e Dalmonte in ‘formula Sensi’, nonostante non sia paragonabile né come potenzialità né come effettiva validità in B. In tutto questo, va anche tracciato un bilancio sportivo necessario.
Tolti Defrel e Sensi - prodotto della precedente dirigenza -, gli unici veri colpi plusvalenze - senza contropartite tecniche sovrastimate come nell’operazione Valzania vs Kone-Varano (dove la somma delle valutazioni dei due pareggiano il valore di Luca su due esercizi diversi) - sono stati la metà di Krajnc e Ragusa. Il resto è plus minus che fa bene ai bilanci sul breve ma fa malissimo al fondo ammortamento: in un cda composta da pochissimi uomini di calcio si va avanti a colpi di Rino Foschi, sperando che la sorte sportiva sia magnanima come due anni fa.
Capitolo a parte riservato al presidente del cda Giorgio Lugaresi: se non fosse per l’atteggiamento sprezzante da padrone del vapore - che ci si può aspettare da uno che ha ricevuto tutto e lo ha mandato in malora senza mai curarsene, ad esempio - e uno stipendio principesco - che sembrerebbe permettergli di esprimere pure giudizi sulle professioni altrui -, sarebbe quasi da compatire per la considerazione in città e nella società stessa, ben lieta di non averlo intorno quando serve decidere.
AC CESENA Una squadra con un ex giocatore del Milan, Agazzi. Con un difensore che dovrebbe essere un leader totale dello spogliatoio, Capelli. Con un centrocampista che la fascia l’ha indossata tante volte, Cascione. Con un attaccante tra i più forti della B, Ciano. Con un allenatore che aveva espresso bel gioco. Con un diesse salvatore della patria. Con uno staff tecnico di prima scelta dove è stato unito un tattico solo per coordinare la fase difensiva.
Ma le cose iniziano male. Venduto il talento su cui costruire una squadra, Sensi. Venduto anche Ragusa, uno da doppia cifra in attacco e da pungolare in settimana. Cambio di parte dello staff sanitario ma non del capo dello staff dopo che più volte durante la stagione lui e l’allenatore non si sono capiti sui tempi di recupero degli infortunati. Una preparazione in un senso per poi giocare in un altro. Subito problemi con le rotazioni a centrocampo, dove ci sono giocatori l’uno clone dell’altro che non avrebbe senso giocassero insieme. Di Roberto che doveva essere il nuovo Ragusa ma che è praticamente sparito. L’attaccante messo ai margini - Djuric, auspicabilmente sacrificabile nel mercato estivo - che diventa il perno immutabile della squadra. E tutta questa personalità che non esce fuori, sfatando anche il mito dell’Orogel Stadium-Dino Manuzzi inviolabile… Insomma, tutto quello che può andare storto, in pochi mesi.
STEFANO COLANTUONO 800mila euro netti a stagione all’Udinese. Da novembre a fine stagione dovrebbe prendere circa 530mila euro: se si accontentasse di una buonuscita di 250-300mila euro - prezzo che l’Udinese sarebbe tranquillamente disposta a pagare -, potrebbe chiudere la sua stagione a Cesena a 150mila euro. E Colantuono vuole Cesena. Rino Foschi, in particolare, che gli potrebbe anche trovare una situazione più desiderabile - magari in A - la prossima stagione, a seconda di come si concluderà il campionato con i bianconeri.
Colantuono ha bisogno di visibilità… e poi è uno che i suoi due campionati di serie B li ha vinti.
UDINESE Colantuono. Iachini. Del Neri. Potersi liberare di un ingaggio da 800mila euro fa gola alla società friulana, anche se si tratta di non aver un’alternativa a ‘costo zero’ se per caso ‘Clouseau’ dovesse fallire.