Le nuove maglie del Cesena sono terrificanti. Ogunseye? Merita la riconferma
C’è Marco, ruspante idraulico classe 1969. Che, davanti a un cappuccino fumante e a un bombolone alla crema, dice convinto che le nuove ‘elegantissime' maglie del Cesena sono semplicemente terrificanti. Sì, terrificanti. Anche se – vado a memoria, eh – pure le casacche bianconere che hanno salutato le ultime due promozioni in Serie A del Cavalluccio (stagioni ‘bisolizzate’ 2009-10 e 2013-14) non facevano propriamente rima con capolavoro. Ma poi sono diventate ugualmente leggendarie. Iconiche.
C’è Francesca, perizomatissima influencer classe 1997. Che, davanti a un caffè macchiato freddo e a una crostatina alla confettura d’albicocca, commenta estasiata ogni video ‘targato’ Cesena pubblicato in Rete. Sì, ogni video ‘targato’ Cesena pubblicato in Rete. Anche se ormai, in casa bianconera (ma non soltanto in casa bianconera…), pubblicano un video per ogni stronzata. Anche se ormai, in casa bianconera, pubblicano un video ogni qualvolta un giocatore scoreggia.
C’è Jolanda, scorbutica commessa classe 1982. Che, davanti a un tè nero e a un croissant imbottito di crema al pistacchio, ha già emesso la sua sentenza inoppugnabile: ‘Questo Cesena è scarsissimo, questo Cesena non va da nessuna parte, questo Cesena retrocede di sicuro…’. Ecco sì, questo Cesena retrocede di sicuro. Anche se non siamo nemmeno a fine luglio. Anche se Artico si è già portato a casa (almeno) un paio di innesti da urlo. Anche se, il mercato del Cavalluccio, tutto è fuorché chiuso.
C’è Luigi, simpatico pensionato classe 1955. Che, davanti a un succo di frutta all’arancia e a una croccantissima spianatina con la mortadella, sostiene che il Cesena dovrebbe dare una chance cadetta anche ad Ogunseye. Sì, pure ad Ogunseye. Perché – parole di Luigi – ‘Robertone, nella scorsa stagione, 4 o 5 gare discrete le ha fatte…’. Che è un po’ come dire che Valerio Scanu, in carriera, un paio di canzoni le ha azzeccate. O che il Mostro di Firenze, in vita sua, ha fatto anche delle cose buone.
Aposto. Tutto attaccato. Senza spazio. Ma sempre con eleganza, eh.