Di Carlo: “Foschi fece altre scelte e il destino ci mise l’uno davanti all’altro ai play-off”
“Il Cesena? Spero che sia la sorpresa di questo campionato di serie B, ha tutte le carte in regola per far bene”. La sua esperienza in riva al Savio nel 2014-2015 si concluse con un’amara retrocessione dalla A alla B, ma Mimmo Di Carlo ricorda bene il calore del popolo bianconero. Domenica sera il Cavalluccio sarà di scena a La Spezia per affrontare un’altra squadra allenata da Di Carlo negli anni passati, una squadra con la quale il sessantenne tecnico di Cassino ha inflitto ai bianconeri più di qualche dispiacere: in particolare quel play-off di serie B 2015-2016 che lascia ancora l’amaro in bocca. Alla vigilia del match al Picco abbiamo chiacchierato con il doppio ex di turno, tra passato, presente e qualche rimpianto.
Domenica si affrontano Spezia e Cesena con una classifica che vede i liguri a 5 punti e i romagnoli 6. Se l’aspettava un avvio così positivo di entrambe?
“Sì, assolutamente sì. Il Cesena ha un allenatore di categoria come Mignani, un gruppo solido e reduce da una promozione, un pubblico straordinario ed una società che sa ciò che deve fare. Se a questo ci uniamo che le neo-promosse a inizio campionato vanno quasi sempre fortissimo, beh il gioco è fatto. Chiaramente bisognerà crescere perché dopo otto-dieci giornate il campionato si livella, ma non mi stupisce vedere il Cesena lì, così come non è una sorpresa lo Spezia che dopo la salvezza sofferta dello scorso anno ha dato fiducia al mister con un contratto di prospettiva cercando di guardare avanti. Lo scorso anno hanno pagato lo scotto della retrocessione dalla serie A, ora li vedo con più spirito e corsa, sono più da serie B”.
Che partita si aspetta?
“Sarà una partita difficile per entrambe le squadre. Lo Spezia ha attaccanti mobili e dinamici come Soleri e Di Serio e attenzione perché dopo aver smaltito la negatività dello scorso anno il Picco sta cominciando a spingere ed a fare la differenza. Il Cesena naturalmente ha le sue armi, sarà davvero un test importante”.
Mignani e D’Angelo sono quasi coetanei, i loro percorsi fin qui sono stati un po’ diversi ma parliamo di due tecnici emergenti. Che idea si è fatto di loro?
“Sono due bravissimi ragazzi. Cercano di creare un gruppo con passione, lavoro e organizzazione. Per far questo, per lavorare bene, servono una società ed una piazza che ti sostengono ed entrambi hanno la possibilità di avere tutto questo. Quando la partita è in bilico e la gente ti spinge c’è qualcosa in più, sono questi i dettagli che possono fare la differenza”.
Facciamo un passo indietro e andiamo alla stagione 2015-2016, con il suo Spezia diede diversi dispiaceri al Cesena sia in campionato che nei play-off di B.
“Arrivai a novembre a La Spezia e facemmo un girone di ritorno straordinario con oltre quaranta punti. Avevamo una squadra forte e la piazza apprezzò subito il lavoro che stavamo facendo nonostante fossi subentrato a campionato in corso. La nostra fu una cavalcata importante fermata ai play-off dal Trapani dopo due partite, diciamo così, beffarde (al mister non sono ancora andati giù degli episodi arbitrali, ndr). Per arrivare a giocarcela con i siciliani battemmo il Cesena al Manuzzi dopo una partita equilibratissima nella quale avemmo la fortuna di far gol alla fine. Forse loro avevano maggiore pressione e noi siamo stati bravi a spuntarla con l’aiuto degli episodi. Di quel giorno ho un ricordo in particolare, gli straordinari tifosi del Cesena pronti ad applaudire la squadra nonostante l’amarezza per la sconfitta”.
Curiosamente, l’anno prima sulla panchina del Cesena in serie A c’era lei. Subentrò a Bisoli e si chiuse poi con una retrocessione: cosa non andò?
“Ho dei ricordi davvero positivi di quell’annata, a parte il finale. A gennaio vendemmo tre giocatori, avevamo difficoltà economiche e si viveva un momento particolare. Un allenatore deve essere bravo a valorizzare ciò che ha e io posso affermare di aver rivitalizzato gente come Defrel, Brienza e Carbonero. Dal mio arrivo a dicembre al posto di Bisoli abbiamo fatto qualcosa di importante, abbiamo ricreato lo spirito e ce la siamo giocata fino a fine aprile quando pareggiando in casa con l’Atalanta abbiamo poi mollato. Vi confesso che speravo di rimanere anche in serie B l’anno successivo, ma il direttore Foschi fece altre scelte e il destino poi ci mise l’uno davanti all’altro con quel play-off di cui abbiamo parlato. Il calcio a volte ti premia a volte no, di certo, lo ripeto, io sarei rimasto anche perché quel Cesena costruito per la B era davvero molto forte”.
Lo scorso anno ha affrontato il Cesena schiacciasassi con la sua Spal, di quella squadra oggi è rimasta l’ossatura. Ma, secondo lei, i bianconeri erano davvero così superiori alle altre o qualche rivale ha deluso?
“Il Cesena aveva una grande squadra, con giovani fortissimi e con un allenatore bravo a plasmarli ed a farli rendere al meglio. L’anno precedente avevano perso la semifinale play-off con il Lecco ma sono stati bravi a dare continuità e ad aggiungere tasselli importanti. Quando hai una difesa forte ed esperta, esterni come Adamo e Donnarumma, attaccanti come Shpendi e Kargbo, una fiducia che cresce vittoria dopo vittoria beh, c’è poco da dire, il Cesena ha strameritato di vincere e la forza di alcuni calciatori la stiamo vedendo anche in B”.
Dove può arrivare secondo il Cesena, in virtù anche di qualche ritocco giunto nelle ultimissime ore di mercato?
“Il Cesena è una squadra consolidata, poi certo se dal mercato arriva un giocatore forte noi allenatori siamo sempre contenti (sorride, ndr). Io vedo un Cesena che gioca tutte le partite per vincere, con grande mentalità ed entusiasmo diventando così un avversario difficile per tutti. Porre oggi degli obiettivi non è facile, ma ci sono le carte in regola per sperare che il Cesena sia la sorpresa della B. Quando lo si affronta bisogna correre e questo mi lascia ben sperare”.