Tozzo ai saluti: “Che rimpianto quell’errore con la Fermana! E l’alternanza con Lewis…”

L’oramai ex portiere bianconero racconta la sua annata particolare tra gli errori finiti su Striscia la Notizia, Lewis jr, Toscano e tanto altro…
01.07.2023 07:00 di  Simone Donati   vedi letture
Tozzo ai saluti: “Che rimpianto quell’errore con la Fermana! E l’alternanza con Lewis…”
© foto di Cesena FC

È andata ufficialmente ieri in archivio la stagione sportiva 2022-2023. Nella storia del Cavalluccio resterà quella di un campionato abbordabile, perso alla prima giornata per una scelta scellerata su chi schierare tra i pali. Pur senza riuscirci, Andrea Tozzo ha cercato di sopperire a colpe altrui. Ed ora che è scaduto il contratto che lo legava ai colori bianconeri, è giunto il tempo dei saluti. Non prima di aver ripercorso assieme quanto accaduto.

Buongiorno Tozzo, cominciamo dall’inizio: cosa l’ha spinta lo scorso settembre ad accettare Cesena, con la situazione nel reparto portieri già ampiamente compromessa?
“Quando è arrivata la richiesta non ero al corrente dei problemi che c’erano… ho ricevuto la chiamata di mister Toscano, che già conoscevo, e non ho esitato ad accettarla. Anche perché è difficile rifiutare una piazza come Cesena”.

Con Toscano aveva appunto già lavorato otto anni fa. Dopo tutto questo tempo ha trovato il mister cambiato sotto qualche aspetto?
“L’ho avuto come tecnico nella stagione 2014-2015, a Novara, e ho ritrovato lo stesso Toscano che ho conosciuto allora”.

Si è sentito penalizzato dal non aver svolto la preparazione estiva con i compagni?
“Fisicamente, mi sono allenato tutta l’estate da solo… non dico fossi a pari livello di quelli che avevano svolto il ritiro, però ero già a buon punto. Durante il ritiro però si ha modo di conoscere e stare insieme ai propri compagni. Quindi ci ho messo del tempo per integrarmi, anche se i miei compagni mi hanno accolto bene”.

Si aspettava di debuttare già in quel di Fermo o pensava ci volesse più tempo?
“Sinceramente, sono venuto perché sapevo che c’era bisogno di dare una mano, senza l’assillo di dover giocare. Mi sono messo a disposizione e poi ho avuto la fortuna di giocare quasi subito”.

Anche per quel che concerne i preparatori dei portieri, la situazione è stata tutt’altro che tranquilla… Personalmente aveva più feeling con Flavoni o Scalabrelli?
“Con Flavoni si è instaurato subito un ottimo feeling sia a livello umano che a livello tecnico. Ma la stessa cosa è successa anche con Scalabrelli, posso dire di essermi trovato bene con entrambi. Sono due ottimi allenatori che, più o meno, avevano le stesse idee… ho riscontrato poche differenze tra i due, essendo tutti e due all’altezza e preparati”.

Vivendolo in prima persona, quale motivazione si è dato del loro avvicendamento?
“Sinceramente, non so dare una motivazione… non mi sono nemmeno documentato più di tanto, perché comunque sono dinamiche che vanno al di là del rettangolo di gioco: erano scelte che arrivavano dall’alto, noi siamo dei professionisti e ci adeguiamo. Dispiace per il rapporto che si era creato con Flavoni. Però con Scalabrelli non è cambiato nulla”.

Veniamo alle note dolenti: fra le varie topiche commesse, qual è l’errore che rimpiange di più?
“Sicuramente quello in casa con la Fermana. Ha tolto due punti ed il rammarico è alto…”

Torniamo proprio a quel 22 gennaio: Fischnaller segna il gol del pareggio e le immagini finiscono su Striscia la notizia. Quanto ha inciso su di lei tutto ciò?
“Purtroppo sono cose che, nella carriera di un portiere, capitano: diciamo che ho preferito farci su una risata amara, per la notorietà momentanea che questo episodio mi ha portato… Dovevo necessariamente lasciarmi questa circostanza alle spalle il prima possibile. Ci ho riso su nonostante il dispiacere immenso: nella vita si deve andare avanti…”

Si aspettava di ritrovarsi in panchina dalla gara seguente?
“Mi è stato comunicato ed io ho accettato la scelta che è stata fatta. Ho comunque tifato per i miei compagni dalla panchina”.

Come ha vissuto questa continua alternanza fra i pali con Lewis?
“Ho sempre provato a dargli una mano. È un ragazzo giovane e mi sembrava doveroso, dato che ho dieci anni di più. Volevo fungere per lui da supporto in un momento così delicato. Tra me e Luca è nato subito un rapporto sano, poi l’alternanza ci ha rafforzato a livello personale: ci supportavamo a vicenda, a prescindere che giocassi io o lui”.

I numeri però parlano chiaro: per Tozzo sono 32 le presenze complessive, 17 i gol al passivo; per Lewis invece 12 partite e 12 gol incassati. Le ha dato fastidio essere messo sullo stesso piano del figlio del presidente?
“Non ho dato troppo peso ai numeri perché, in fin dei conti, giocavo e non giocavo… Io ho fatto quello che ho potuto fare, indubbiamente commettendo qualche errore… Noi portieri siamo bersagliati, a mio avviso, un po’ troppo: è brutto sentirsi dire che quando la squadra non prende gol è merito della difesa, mentre quando la squadra prende gol è colpa del portiere”.

In campionato a Pesaro aveva parato un rigore a Fedato. Come mai con il Lecco non è riuscito a indovinare la traiettoria di nessuno dei cinque?
“Me lo chiedo tuttora anch’io… Analizzando tutte le gare dei play-off, di rigori ne sono stati parati pochi mentre ne sono stati sbagliati tanti. A conti fatti, pure noi ne abbiamo sbagliato solo uno, mentre il Lecco è stato più bravo a realizzarli tutti”.

Durante i penalty tutta la curva ha invocato il suo nome per caricarla. Cosa ha pensato in quel momento?
“Ero carico e concentrato per poter provare a portare la mia squadra in finale. L’incitamento da parte del pubblico è stata una grande emozione, ma è durata solo un attimo. Poi ha prevalso il dispiacere per non aver ripagato quell’affetto con un rigore parato”.

Da quella sciagurata notte con i lombardi, ha parlato con qualcuno della società?
“C’è stata molta delusione all’interno del gruppo, perché ci credevamo veramente tanto. Ci siamo lasciati tutti con un saluto, poi non si è più parlato di futuro e di quello che sarà, quindi stiamo aspettando notizie”.

Ora però il suo contratto è scaduto… Con mister Toscano vi siete sentiti durante queste settimane?
“Con il mister ho avuto modo di farci una chiacchierata per salutarlo e ringraziarlo per l’annata che è stata. Ma, davvero, di futuro non ne ho parlato con nessuno”.

Ci dica: la Romagna bianconera ha conosciuto il vero Andrea?
“Ritengo di sì, che ci si possa far conoscere nel quotidiano. Di tifosi del Cavalluccio inevitabilmente se ne incontrano per strada… La gente ha conosciuto l’Andrea che è nella vita quotidiana e che è in campo. Con il mio impegno, spero di aver lasciato un bel ricordo a Cesena, al di là del risultato sportivo finale”.

Qui a Cesena ha avuto l’impressione di essere arrivato nel posto giusto ma al momento sbagliato?
“Cesena è una di quelle piazze in cui speri sempre di poterci un giorno giocare. Ogni ingresso sul prato del Manuzzi, con una tifoseria mozzafiato e in uno stadio che tanti invidiano, resterà scolpito nella mia mente.
Non se il momento fosse giusto o sbagliato… sono contento di aver giocato per un club che merita altri palcoscenici, all’interno di un gruppo sano ed affiatato. Io e la mia famiglia qui ci siamo sentiti veramente a casa. Grazie Cesena”
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