Io speriamo che il Cesena se la cava
Houston, abbiamo un problema. Un problema grosso come una casa. Anzi, un problema grosso come un grattacielo di cinquanta piani. Che poi – che noia, che barba, che barba, che noia – è il solito problema. Il solito. Questo Cesena è Shpendi-dipendente. Maledettamente Shpendi-dipendente. Che se là davanti non c’è l’italo-albanese, per il Cavalluccio, è buio fitto. Un calvario. Un inferno. Una Via Crucis. Perché Antonucci – quando ha segnato l’ultimo suo gol, sulla Terra, regnavano ancora i dinosauri… – ora come ora non gonfierebbe la rete avversaria neppure sotto tortura. Perché Kargbo – l’ultimo centro l’ha messo a segno con la Sampdoria… – da più di due mesi è già in clima Ramadan. Perché Tavsan, che di certo non è (e mai sarà) Hubner o Agostini, fa quello che può. Perché il ‘povero’ Berti non è mai stato (e mai sarà) un goleador. E perché Van Hooijdonk, quelle poche volte che è stato chiamato in causa da Mignani, ha fatto costantemente rima con Chi l’ha Visto? Con Nebulosa. Con Buco Nero. E pensare che ieri, al cospetto di una Cremonese non certo insuperabile, al Cesena sarebbe bastato un ‘semplice’ gollettino per rendere questo Santo Stefano ‘targato’ Romagna un po’ meno tragico. Un po’ meno inquietante. Massì, sarebbe bastato un ‘semplice’ gollettino. Ed invece niente. Nulla. Nonostante le (almeno) quattro ghiotte occasioni create da Celia e compagni, questo benedetto gollettino, non è arrivato. E adesso? Che si fa in attesa di un mercato di riparazione che – nonostante le solite frasi incellofanate vomitate a destra e a manca da Artico – dovrà obbligatoriamente portare in dote al Cesena (anche) un attaccante in grado di garantire nella seconda parte di stagione almeno 5-6 gol? Che si fa? Si cerca di rimanere calmi. Si cerca di non farsi prendere troppo dal panico. Nonostante le ultime quattro sconfitte rimediate nelle ultime cinque uscite. Nonostante una classifica bianconera che, giornata dopo giornata, è sempre meno succosa. Nonostante una squadra che è arrivata al giro di boa in chiaro debito d’ossigeno. Nonostante sia sempre più diffusa la sensazione che il sempre più attapirato Mignani abbia perso un po’ la trebisonda. A 360 gradi. Sì, a 360 gradi. Perché ora come ora, a questo bolso e tristissimo Cesena in crisi d’identità, non manca soltanto un vice-Shpendi (e un centrocampista di rottura, e un esterno di qualità, e un portiere di categoria…) con gli attributi. Ma anche il gioco. La cazzimma. E la lucidità. Ecco, sì. La lucidità. Soprattutto la lucidità. In campo. In panchina. Dentro lo spogliatoio. E davanti alle telecamere. Soprattutto davanti alle telecamere.
PS 1: Quelli che… ma dove cavolo sono finiti tutti quei paladini del Cesenaticamente Corretto che sino a due mesetti fa dicevano che Antonucci è un giocatore che la B la può fare ad occhi chiusi?
PS 2: Quelli che… ma dove cavolo sono finiti tutti quei paladini del Cesenaticamente Corretto che sino a un paio di settimane fa dicevano che Klinnsmann Junior è un signor portiere?
PS 3: Quelli che… a Carrara vinciamo noi con un gol della Nebulosa Olandese
PS 4: Quelli che… a Carrara io speriamo che il Cesena se la cava
PS 5: Quelli che… io odio il calcio moderno. In tutte le sue forme. In tutte le sue mille sfaccettature
PS 6: Quelli che… io odio il calcio moderno. Però mica male questa ‘roba’ che tutti chiamano Boxing Day. Massì, il Boxing Day. Il calcio a Santo Stefano. Che ieri, con la ‘scusa’ della partita del Cesena, mi sono evitato l’ennesimo pranzo-maratona dai parenti. L’ennesima passeggiatina ‘digestiva’ sul Porto Canale di Cesenatico. E pure l’ennesimo cinemapanettone (di merda) all’Eliseo. Che poi vabbè, a dirla tutta pure ieri al Manuzzi ho visto sketch (al gusto di letame) che mai avrei voluto vedere. Ma questo è un altro discorso…