Tra luci (al gusto di A) ed ombre (al sapore di C)

Tra grandi certezze (il gioco c’è) e dubbi amletici (ma perché Pieraccini non gioca mai?) sono andate in archivio le prime 4 giornate. E a Cesena ci si divide già tra ottimisti e pessimisti…
02.09.2024 11:00 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Tra luci (al gusto di A) ed ombre (al sapore di C)

Allora, ricapitoliamo. C’è un Cesena che (anche) contro lo Spezia sforna un primo tempo da applausi. Un primo tempo da leccarsi i baffi. Un primo tempo gonfio di giocate sopraffine. Un primo tempo straripante. Un primo tempo scintillante. In soldoni, un primo tempo da corazzata cadetta. Un primo tempo da prima della classe. Poi però – ehm ehm – le partite durano (anche) 101 minuti. Ed allora ci ritroviamo qui a commentare una ripresa bianconera (pardon, rosa) infarcita di amnesie tecniche, di strafalcioni sfoderati sulle palle inattive, di lacune atletiche, di erroracci da matita rossa che arrivano direttamente dalla panchina. Peccato, peccato davvero. Perché (anche) in terra ligure, il Cavalluccio, ha dimostrato di essere una squadra che può fare davvero male a tutti. Una squadra di una vitalità sorprendente. Una squadra imprevedibile. Si, imprevedibile. Nel bene e nel male. Nel bene e nel male.

Due vittorie (più o meno) convincenti ed altrettanti ko (più o meno) da film horror: in questo start di campionato, il Cesena, ha viaggiato sulle montagne russe. Tra luci (al gusto di A) ed ombre (al sapore di C). Palesando bellamente già alcuni suoi punti di forza (Berti, Shpendi e Bastoni su tutti) e alcune sue lacune. Lacune forse strutturali. Lacune che Artico, negli ultimi sussulti di calciomercato, non è riuscito a colmare. Spetterà ora a mister Mignani l’arduo compito di cercare di rendere meno ondivaga la marcia bianconera. L’arduo compito di donare più equilibrio a una squadra che, in questi primi 360' (più recupero) di gioco, ha raccolto molto meno di quanto seminato. L’arduo compito di rendere meno vulnerabile la retroguardia bianconera (ma Pieraccini perché non gioca mai? Ha per caso contratto la peste bubbonica?). L’arduo compito di rendere ancora più produttivo il reparto offensivo (altro quesito succoso: ma non è che questo Cesena è Shpendi-dipendente). L’arduo compito di zittire coi fatti le vedove (sempre più) frustrate di Silvestri, De Rose e compagnia bella.

Sì, gentili lettrici e gentili lettori, lo so bene qual è la domandina che proprio in questo momento sta frullando vorticosamente nel vostro cervello: ma dopo quattro giornate il bicchiere in casa Cesena è mezzo pieno o mezzo vuoto. Risposta: è sicuramente mezzo vuoto se si guardano i punti gettati al vento (almeno tre, ma facciamo anche quattro) tra Sassuolo e Spezia, se si pensa che ora il Cesena avrebbe potuto essere primo in classifica da solo. È sicuramente mezzo pieno se si ragiona invece in chiave salvezza (+3 sulla zona rossa), se si pensa che il Cesena – troppa gente, nei bar e nei covi bianconeri, si è scordato di questa ‘cosina’ non proprio irrilevante… – resta una matricola. Sì, una matricola. Una ‘semplice’ matricola che in Serie B non può vincerle tutte (o quasi) come faceva la scorsa stagione in Serie C, in quel mediocre campionato dove non c’era minima traccia di avversari credibili.