Calò inverte i fattori: castigo e delitto. “È cambiato qualcosa dentro di noi”
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Rientra dallo stop di tre giornate, scontata la squalifica (sacrosanta) rimediata per il rosso ricevuto durante Cesena-Bari causa il colpo proibito rifilato a Benali, Giacomo Calò mette a referto il primo gol in bianconero su una bella incursione offensiva e confeziona una prestazione tutta cuore e polmoni, senza mai risparmiarsi a tutto campo. Sono molteplici infatti i ripiegamenti difensivi sino a ridosso dell’area piccola, più volte liberata dallo stesso numero trentacinque quando il pallone ‘scottava’. L’ex Cosenza si presenta sorridente in sala stampa e le sue considerazioni partono per l’appunto da questo recente periodo di ‘castigo’, passato a guardare i compagni da fuori: “Ho sofferto il fatto di non poter giocare, però ho cercato di rendermi utile per la squadra anche in queste settimane. Oggi sapevo di dover dare il mio contributo e anche qualcosa in più. Spero che la mia assenza sia stata ripagata oggi con il gol e con la grandissima vittoria”.
Al di là di quanto abbia funzionato il centrocampo inedito - proprio a causa della squalifica, solo oggi per la prima volta si sono potuti vedere Calò e Saric assieme - ciò che ha reso possibile il compimento di questo ‘delitto’ della Cremonese è la nuova verve esibita dai bianconeri, una connotazione che pochi mesi fa mancava. Calò è concorde: “Abbiamo trovato la quadra e il carattere di giocare le partite in trasferta, dove abbiamo fatto solo cinque punti nel girone di andata e in quello di ritorno abbiamo già ottenuto nove punti in cinque gare. È cambiato qualcosa dentro di noi a livello mentale. Ad inizio stagione magari creavi di più e segnavi di meno, ora siamo più efficaci”.