Cresciuti a pane (pardon, a piadina) e Cesena. Anche se…

Il mondo della pedata sta perdendo sempre più appeal (anche) tra i giovani. Ecco perché, i parrucconi del Palazzo, dovrebbero darsi una bella svegliata…
19.02.2025 10:45 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Cresciuti a pane (pardon, a piadina) e Cesena. Anche se…
© foto di archivio privato Bertozzi

Non so se ogni tanto parlate con i vostri ragazzi. Non so se ogni tanto buttate un occhio al vecchio campetto (più o meno) spelacchiato che avete dietro casa. Fatto sta che, questo Stivale che ogni giorno continua a nutrirsi compulsivamente di pane e sport, sta cambiando pelle. Lentamente. Ma costantemente. Anno dopo anno. Mese dopo mese. Giorno dopo giorno. Mentre il mondo del calcio perde sempre più appeal tra i giovani (e anche tra i meno giovani), tante altre discipline sportive vanno letteralmente a gonfie vele: il tennis, la Formula 1, la Moto Gp, l’atletica leggera, pure lo sci. Parliamoci chiaro: il calcio, almeno in Italia, resta sempre lo sport principe. Lo sport che muove le grandi masse. Lo sport che produce i grandi fatturati. Sia nelle grandi metropoli (la Juventus resta ovviamente la squadra più amata - e più odiata - d’Italia), sia in provincia (il Cesena, con 8000 abbonati sottoscritti per l’attuale stagione cadetta, ne è l’esempio lampante). Epperò, i parrucconi del Palazzo che governano (male, malissimo) tutto il carrozzone della pedata nostrana, dovrebbero darsi una svegliata. Riflettere. E pensare a nuove strategie per il futuro. Un futuro che si presenta più minaccioso che mai. Che qui, tra campionati senza ‘veri’ campioni, calendari (asimmetrici) spezzatino, stadi obsoleti, prezzi pazzi, assurdi divieti per i tifosi, partite spesso appassionanti quanto un’intervista di Fabio Fazio, arbitri inguardabili, Var indigesti, dirigenti-mercenari che pensano solo a fare plusvalenze, abominevoli tornei disputati in Culandia, conferenze stampa sempre più incellofanate e una Nazionale che dopo aver ‘ciccato’ l’Europeo ora ha una paura matta di fallire per la terza volta consecutiva l’approdo alla fase finale dei Mondiali, c’è poco da stare allegri. Massì, care/i tifose/i del Cesena. Non fate quelle facce lì. Che vi ho visto, eh. VI HO VISTO. Io lo so bene che la vostra passione per il Cavalluccio non si spegnerà mai, nemmeno se il Cesena dovesse andare incontro a un nuovo terrificante fallimento. E so anche bene che i romagnoli di domani, presumibilmente, cresceranno – come i loro genitori, come i loro nonni – ancora a pane (pardon, a piadina) e Cesena. Epperò, per risolvere i problemi di questo calcio sempre più malato, per far ravvicinare (anche) gli under 20 nostrani a quello che una volta era lo sport più bello del mondo, il piccolo ‘grande’ Cavalluccio – sigh – da solo non basta. No, non basta. Così come non bastano altre singole realtà di provincia (vedi l’Atalanta, vedi il Bologna, vedi – tornando alla serie cadetta – il Catanzaro o il Pisa) che, nel grigiore generale, al momento stanno scoppiando di salute. Meditate gente. Meditate.


Nino capì fin dal primo momento
L’allenatore sembrava contento
E allora mise il cuore dentro le scarpe
E corse più veloce del vento
Prese un pallone che sembrava stregato
Accanto al piede rimaneva incollato
Entrò nell’area tirò senza guardare
Ed il portiere lo fece passare