Pisseri non deve sfiorire. A tu per tu con l’uomo che si è preso la porta bianconera
Un lavoratore silenzioso capace di trasmettere serenità e sicurezza alla squadra: il Cesena è nelle (buone) mani di Matteo Pisseri. A trentadue anni, in riva al Savio il numero uno parmense sta vivendo l’ennesimo capitolo di una carriera nella quale ha saputo affrontare e superare tante difficoltà. Della fede in Dio fa un suo tratto fondamentale, ma non si sente un antidivo: è solo Matteo Pisseri e vuole lavorare a bassa per regalare al Cesena e ai suoi tifosi tante belle soddisfazioni anche in serie B.
Tre settembre 2023, Cesena sconfitto ad Olbia, inizio di campionato in salita e nubi nere all’orizzonte. Un anno dopo non ci sono nubi e il Cesena è in B dopo una cavalcata trionfale. Se lo immaginava un percorso così?
“Quando sono arrivato a Cesena sapevo di essere in una società ambiziosa, lo scorso anno pur senza proclami avevamo l’obiettivo di vincere il campionato e ci siamo riusciti. Quella sconfitta ad Olbia è come se avesse messo un punto alle delusioni del passato, di lì siamo ripartiti con la consapevolezza che se non si approcciano le gare con il giusto atteggiamento non si conquistano i risultati. Da quel ko in Sardegna è nato il grande Cesena dello scorso anno”.
Se il presente del Cesena è la serie B è anche per le parate di Matteo Pisseri, ne ricorda una in particolare?
“Quella con il Gubbio in casa, credo sia stata la parata più bella dello scorso anno”.
Per non perdere le buone abitudini, con la Carrarese ha sfoderato una prova maiuscola (per noi il migliore in campo) ed è stato decisivo per la conquista dei tre punti. Si aspettava un esordio così?
“Era importantissimo partire bene con una prova di squadra convincente che ci portasse ad ottenere i tre punti e ad acquisire maggiore consapevolezza dei nostri mezzi, ci siamo riusciti ed è importante. Da parte mia c’era tanta voglia di giocare e fare il meglio, sono contento ma c’è ancora da lavorare”.
È arrivato a Cesena raccogliendo l’eredità pesante dei suoi predecessori che tanto avevano fatto discutere. Con il lavoro e le parate si è preso la fiducia di tutti, sente di aver conquistato definitivamente la piazza?
“Io sono abituato a ragionare partita dopo partita, cerco sempre di migliorare. Devo dire la verità, non sento di aver conquistato nessuno e anzi so di dover continuare a lavorare duramente per essere sempre pronto”.
Ora c’è il Sassuolo, davanti avrete una squadra che fino a qualche mese era in serie A, il livello sale. Vi sentite pronti?
“Non c’è molta scelta, dobbiamo per forza farci trovare pronti. Siamo una squadra con grande entusiasmo e con la possibilità di migliorare partita dopo partita, non dobbiamo però farci trascinare dagli eventi perché ciò che serve durante i campionati, ma anche all’interno della stessa partita, è la continuità. L’importante è rimanere uniti in ogni momento, sappiamo di andare a giocare contro una squadra forte e dalle grandi qualità, ma noi dobbiamo essere concentrati e consapevoli di ciò che possiamo fare”.
Da Toscano a Mignani, che tipo di cambiamento c’è stato?
“Sono due allenatori che hanno raggiunto ottimi risultati in carriera, hanno metodi diversi e lavorano in base alla propria esperienza. Io mi sono trovato bene con Toscano ed ora sto altrettanto bene con Mignani, sono due grandi mister”.
Una cosa che invece da anni non cambia è quella di avere davanti a lei Peppe Prestia: che rapporto ha con lui?
“Questa è la quarta stagione insieme tra Alessandria e Cesena, con lui ho un ottimo rapporto sia in campo che fuori. Tra portiere e difesa bisogna essere un blocco unico e serve collaborare, ovviamente c’è una grande intesa tra noi e mi fa davvero piacere giocare con lui”.
E con i nuovi come va? “Romagna mia” l’hanno già imparata…
“Si sono inseriti tutti subito alla grande mostrando grande disponibilità di mettersi al servizio della squadra per creare rapidamente un gruppo coeso e questo è davvero molto importante. Naturalmente c’era già una base ottima, un gruppo sano e dedito al lavoro: questo ha sicuramente facilitato l’inserimento dei nuovi arrivati”.
Tornando a lei, una delle sue caratteristiche migliori è quella di trasmettere serenità alla squadra. Quanto la aiuta in questo la sua forte fede religiosa?
“Io credo che il portiere debba lavorare molto di testa, l’attenzione a gestire l’emotività è fondamentale per il nostro ruolo. Poi, sono convinto che in campo si porti anche l’uomo e certamente essere molto credente mi aiuta. Cerco di dare il massimo nel mio lavoro per rispetto di me stesso e di chi mi ha dato la possibilità di farlo, cioè Dio”.
Si sente un po’ un antidivo?
“Sinceramente non mi sento antidivo o diverso. Penso solo a ciò che devo fare io e non spetta a me giudicare i comportamenti degli altri”.
Oggi ha trentadue anni e ha passato tanti momenti belli, ma anche difficili. Ha qualche rimpianto? La sogna ancora la serie A?
“Certo la serie A la sogno ancora, ma non ho rimpianti. Ho avuto tanti momenti difficili: a inizio carriera sono stato fermo un anno e mezzo e ho rischiato di smettere di giocare. Poi sono ripartito e mi sono ritrovato dall’avere cinque anni di contratto con il Parma ad essere svincolato, mi sono rialzato ancora, ma dopo la B con l’Alessandria sono finito in panchina a Trieste a causa di altre situazioni che mi hanno penalizzato. La costante è che ho sempre avuto la forza di rialzarmi e ripartire, questo mi ha portato dove sono oggi. I momenti difficili aiutano a crescere, sono soddisfatto di ciò che ho fatto fin qui”.
Ai tifosi del Cesena che messaggio vuol lanciare?
“Intanto li ringrazio a nome di tutta la squadra per l’apporto e il sostegno che ci danno in casa e fuori. Credo che uniti, tutti insieme, possiamo toglierci delle belle soddisfazioni anche in B”.