La Coppa di cartone, il rispetto e l'abitudine

02.08.2023 21:16 di  Stefano Severi   vedi letture
La Coppa di cartone, il rispetto e l'abitudine
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Tre immagini: Lautaro e Lukaku che si baciano e abbracciano dopo aver vinto la Coppa Italia, Gravina che assicura che il caos ricorsi sarebbe stato chiuso entro il 27 agosto e il tifoso bianconero in fila per l'abbonamento. 

La Coppa di cartone. Una squadra come l'Inter, che con il cartone ha una certa familiarità, per vincere le ultime edizioni della Coppa Italia ha dovuto ogni volta disputare appena cinque partite. Un ottavo secco, un quarto di finale secco, una semifinale con andata e ritorno e una finale: e via di trofeo che, sommato alla Supercoppa, fanno due vittorie con appena sei incontri. Al contrario una squadra come il Cesena, che torna a disputare la Coppa Italia per la prima volta dopo il fallimento, dovrebbe disputare in linea teorica ben 8 partite per alzare il trofeo. Soprattutto, fino alla semifinale, sempre con lo svantaggio del fattore campo: gara secca in casa della più forte. Una formula demenziale, fatta per accomodare il volere delle solite strisciate e per un pubblico anestetizzato che in Italia prova gusto solo a guardare in televisione quelle 4partite "di cartello". A questa coppa partecipano praticamente solo le squadre di A e B, con le tre seconde classificate della C e la finalista della coppetta minore che sembrano quasi degli imbucati di fantozziana memoria alla cena padronale. Tutto sbagliato e tutto da rifare.

Nei paesi in cui il tifoso è tenuto non solo in considerazione ma è l'elemento principale attorno al quale ruota tutto il mondo del calcio, la filosofia della coppa nazionale è diametralmente opposta. Si danno a tutti le stesse possibilità, si fanno partecipare persino alcune rappresentanti del calcio dilettantistico e nei primi turni si concede il vantaggio del campo alla squadra sulla carta più debole. Come è possibile che nella vicina Germania il Borussia Dortmund sia impegnato nel primo turno della coppa nazionale contro la semisconosciuta squadra di serie D Schott Mainz (seconda squadra di Magonza) mentre l'Eintracht Francoforte faccia visita alla gloriosa Lokomotiv Lipsia, vincitrice di una Coppa delle Coppe ai tempi della DDR e ora relegata in quarta serie? Quanto sarebbe assurdo pensare in Italia al Milan, tanto per fare un esempio, impegnato in trasferta in gara secca sul campo del Forlì? Non sarebbe forse uno spettacolo di tifo e una festa per un'intera regione con più pubblico di un Empoli-Cittadella o Cremonese-Crotone? Ah, già, è successo davvero anche in Italia, quando eravamo il campionato numero uno al mondo. Quindi non è che le cose non le sappiamo fare, è che ci divertiamo ad assecondare i potenti a costo di rovinare lo spettacolo.

La profezia di Gravina. Siamo al 26 giugno 2023, più di un mese fa. Il presidente FIGC rilascia la seguente dichiarazione profetica, una roba da far impallidire persino Fassino: "Non sono preoccupato, fa parte del gioco, aspettiamo i verdetti degli organi tecnici. Non so poi quale sarà il risultato delle decisioni tecniche, aspettiamo la COVISOC. Il 29 e il 30 ci sono due riunioni importanti, poi il 7 luglio il consiglio federale, ma abbiamo un vantaggio che in caso di eventuali ricorsi TAR e Consiglio di Stato sono stati già fissati, almeno abbiamo certezza che entro il 27 di agosto abbiamo chiuso tutto". Oggi sappiamo che prima del 29 agosto non si esprimerà il Consiglio di Stato e con alta probabilità (tutto può essere, teniamoci aperta una via d'uscita) il campionato partirà non prima di settembre. Intanto il Cesena farà l'esordio in una partita ufficiale con più di un mese di anticipo sull'inizio del campionato e, in caso di passaggio del turno, andrebbe a giocare l'11 agosto in trasferta in gara secca contro una squadra di serie A, il Bologna, già in forma campionato (che in serie A inizia il weekend successivo). Un bello schifo, no?

Il tifoso che si abbona. In fila, sotto il sole, magari costretto a condividere lo spazio con qualche gobbo che vuole comprare il biglietto per l'amichevole con l'Atalanta. Il tifoso del Cesena ha tanta, ma tanta pazienza. Sogna talmente forte che spesso crede non a quello che vede ma a quello che vorrebbe vedere. È disilluso, però non è rassegnato. È un patrimonio nazionale: non sono tante le squadre in cui la tifoseria possa rispondere civilmente come ha fatto Cesena (gli striscioni di contestazione sono un inno al civismo) alla transizione societaria dal tempo delle birre offerte al fuggi fuggi americano. Allora, come ricordava Cicerone, meglio non abusare troppo a lungo della pazienza del tifoso del Cesena in fila sotto al sole per l'abbonamento alla stagione 2023/24.