Il Cesena di Bisoli, gli occhi della Meloni e il rigore di Cascione
Sembra ieri. Ed invece, martedì prossimo, fanno dieci anni. Cazzo, già dieci anni. Quel mercoledì 18 giugno 2014, ore 20.25 o giù di lì, in terra pontina faceva caldo. Molto caldo. Anche se, un’oretta prima, un robusto acquazzone ci aveva provato con forza a rinfrescare l’ambiente. Lo stadio (stadio?) era il Francioni. Il vecchio Francioni. Gli altoparlanti vomitavano nell’aria la nuova hit di Emma. Mentre in tribuna, tra giornalisti di provincia con l’ascella già pezzatissima ed aspiranti veline di borgata con – attenzione: body shaming in arrivo – qualche chiletto di troppo sul groppone, svettavano l’attuale premier Giorgia Meloni (che occhi!) e un folkloristico tizio che si era portato da casa tre panini con la porchetta (che pancia!). Insomma, il clima che si respirava quella sera a Latina era da sagra paesana. Anche se, in realtà, quella sera, in palio c’era l’ultimo pass utile per il Paradiso. Tre giorni prima, il primo atto della finale playoff andato in scena nel catino del Manuzzi, aveva portato un 2-1 in favore del Cesena (ai gol di Marilungo e di Volta aveva risposto tardivamente Cisotti). Alla truppa guidata da Breda, per beffare il Cavalluccio, serviva dunque solo la vittoria. Una ‘semplice’ vittoria. Quel mercoledì sera intriso di pathos ed umidità, i padroni di casa, sospinti dalla cazzuta bolgia del Francioni partirono subito forte. Fortissimo. Dopo 13 giri di lancette il Latina era già davanti, grazie a un gol siglato da Bruno. Il Cavalluccio incassò il colpo, non deragliò. Ma per tutto il primo tempo non riuscì assolutamente ad imbastire una reazione convincente. Al minuto cinquantadue ecco però la svolta. Attesa. Invocata come non mai. Lo scatenato Marilungo ‘uccella’ l’irricevibile Brosco, palla in mezzo dalla – con grande disappunto della Meloni… – sinistra, sfera per Defrel che da pochi passi non può sbagliare. Uno a uno. Il resto è storia. Storia vera. Con l’inutile forcing del Latina. Con l’erroraccio sottoporta di Jonathas. Con il rigore finale trasformato dal glaciale Emmanuel Cascione al 93'. Proprio davanti allo spicchio di stadio riservato alla torcida bianconera. “Quando ho visto la palla entrare in rete mi è passata davanti l’intera stagione – ricorda proprio il match-winner di quel match – Una stagione, quella, ricca di soddisfazioni. Ma anche di momenti difficili. Quella mia corsa sotto la curva ospite non la scorderò mai più: in carriera non ho mai vissuto un momento così intenso…”. “È sempre bello ripensare a quella magica serata – dice invece Pierpaolo Bisoli, che 10 anni fa a Latina centrò la sua terza promozione ‘targata’ Cesena – Anche se, ad essere sinceri, quella promozione non me la sono goduta come quella di Piacenza. Nel 2014, infatti, arrivai a quella finale troppo stanco, troppo provato…”. Quella sera, in campo, c’era anche Federico Agliardi. “Se tiro fuori dal mio cassetto dei ricordi quel trionfo mi vengono ancora i brividi – assicura l’ex portiere bianconero – Il rigore di Cascio, la festa con i nostri tifosi prima allo stadio e poi (sulla strada del ritorno, ndr) all’imbocco dell’E45, il nostro arrivo al Manuzzi alle 6 di mattina, la colazione all’alba…: è tutto ben scolpito nella mia mente. Come se fosse successo ieri…”. Ed invece, caro Chicco, martedì prossimo fanno dieci anni. Cazzo, dieci anni.