Che vita sarebbe (stata) senza i supplementari di Lumezzane 2004?
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Avete sentito? Avete letto? I potenti del pallone stanno riflettendo sulla possibilità di eliminare per sempre i tempi supplementari. Per sempre, eh. A questa idea ci sta pensando seriamente l’Uefa. Ma non soltanto. Visto che (anche) la FIGC – che già per la Coppa Italia ha eliminato parzialmente i supplementari – sotto le ceneri di un’apparente tranquillità sta aspettando con trepidazione (e tanta curiosità) le decisioni che verranno prese nei prossimi mesi in Svizzera. Ma perché si vorrebbero abolire i tempi supplementari in caso di pareggio al 90'? ‘Perché – spiegano i parrucconi dell’Uefa – se si va subito ai calci di rigore i giocatori risparmiano trenta minuti di energie fisiche e mentali…’. Bah. Detto che per far stancare meno i giocatori basterebbe ‘semplicemente’ ridurre il numero delle partite, la prima domanda che mi frulla subito in testa è la seguente: la storia del calcio italiano avrebbe lo stesso sapore senza quel leggendario 4-3 ‘mondiale’ giocato dall’Italia contro la Germania Ovest a Città del Messico il 17 giugno 1970? Risposta: assolutamente no, mi pare evidente. NO. Seconda domanda, questa volta ‘targata’ rigorosamente Cesena: la storia del Cavalluccio avrebbe lo stesso gusto senza quell’iconico 1-2 arpionato a Lumezzane in quella rovente finale play-off di ritorno andata in scena il 20 giugno 2004? Risposta: ancora no, ovviamente. NO. Il gol spezza-equilibrio siglato da Biserni al 100’, la folle rissa da saloon scoppiata sul terreno di gioco dopo il momentaneo pari di Russo, l’anima guerriera di Castori (‘Provocazione chiama ribellione’), la ‘marachella’ di Rea, il colpo di testa in salsa cadetta sferrato da Ambrogioni al minuto centododici, le lacrime di gioia sfoderate dal popolo bianconero al triplice fischio finale: toglietemi (anzi, toglieteci) tutto. Sì, tutto. TUTTO. Ma non toglieteci i tempi supplementari di Lumezzane 2004. Che ci si potrebbe scrivere un libro intero su quei tempi supplementari. Ma pure un film, eh. Che dentro a quei leggendari tempi supplementari andati in scena nell’anno del Signore duemilaquattro tra le acciaierie e le rubinetterie della Val Trompia, a conti fatti, c’è dentro una robusta fetta della mia (e, probabilmente, pure della vostra…) giovinezza. Una giovinezza – almeno per il sottoscritto – al gusto di Fabrizio Castori, di Luciano Poggi, di Michael Stipe, di Brigitta Bulgari. No al calcio moderno, ancora una volta. Sì ai cari ‘vecchi’ tempi supplementari.