Pensieri (e paure) sul futuro del Cesena Fc

Ti chiedi "Come mai?", ti chiedi "Quasi quasi?". "Dov'è la risposta?". La risposta non la devi cercare fuori, la risposta è dentro di te. E però è sbagliata!“

26.12.2022 10:00 di  Stefano Severi   vedi letture
Pensieri (e paure) sul futuro del Cesena Fc
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Agiografia, ovvero la letteratura relativa alla vita dei santi. Per estensione, definisce anche la propensione a esaltare una personalità o un fatto storico, tessendovi attorno miti e leggende. A Cesena ne siamo esperti, soprattutto quando si parla di Cesena calcio. Potremmo persino aprire una sezione speciale di OnlyFans con i fiumi d’inchiostro versati in tal senso. Abbiamo descritto le gesta, le imprese ed i successi (un po’ meno gli insuccessi e le sconfitte) di tutti i presidenti ed i potenti di turno, compresi quelli che ci hanno portato al fallimento del 2018. 

E ci siamo scottati, anche se forse non ancora tutti. Ecco spiegato il senso della scarsa fiducia che al momento nutro nei confronti della proprietà americana. Perché è vero che fino a questo momento i soldi nel Cesena li hanno messi, ed anche tanti, ma è altrettanto vero che né Aiello né Lewis né i tanti, più o meno ufficiali, portavoce, hanno mai spiegato veramente quale sia il loro piano a medio-lungo termine relativo al Cesena Fc.

Facciamo un passo indietro, di circa un anno: è dicembre 2021 e i soci “del Martorano” stanno vendendo il 60% del Cesena Fc a due investitori arrivati dagli stati uniti. È il secondo tentativo, dopo quello fallito, con un altro potenziale acquirente a stelle e strisce, di fine estate. Perché tutta questa fretta di vendere all’alba del quarto anno di vita del nuovo sodalizio bianconero? Semplice: terminati i 3 anni da traghettatori per garantire al Cesena un futuro dignitoso in terza seria era diventato chiaro che sarebbero serviti più soldi di quelli a disposizione dei 25 soci. Le previsioni indicavano in un milione di euro l’extra spesa stimata per allestire una squadra competitiva: un buco da un milione da ripianare in qualche modo nell’esercizio contabile 2021/2022. All’orizzonte in Romagna non appariva nessun altro imprenditore desideroso di partecipare alla cordata e l’imperativo categorico fu quindi quello di vendere.

Ma non eravamo sospettosi anche dei martoranesi? No, perché la loro politica era molto semplice: si spende tanto quanto si ha a disposizione. E non appena le previsione di spesa hanno superato il budget a disposizione, loro hanno venduto. I primi 3 anni di gestione “Martorano” sono stati praticamente a rischio zero.

Poi arrivano gli americani che, proprio come nei migliori film di Hollywood, “cacciano” il grano. I contratti di gennaio 2022 sono tutti pluriennali e piuttosto onerosi: si va dai 50mila euro netti a stagione di Lewis jr agli 80 di Calderoni fino ad una cifra ancora superiore (quadriennale) per Freezer, tanto per citare qualche nome. Inevitabile pensare ad un aggravio di bilancio, finito poi spesso al centro delle discussioni, e delle tensioni, tra vecchia e nuova proprietà fino al recente accordo di cessione del restante 40%. Risultato: a giugno 2022 viene chiuso il primo bilancio davvero complicato per i bianconeri. Il bilancio non è ancora pubblico perché gli atti non sono ancora depositati (c’è ancora tempo).

Si passa alla stagione 2022/2023 dove il mercato dei bianconeri è faraonico. Secondo le cifre dell’inchiesta Gazzetta e da noi verificate (qui il link dell'articolo), per la sola prima squadra la spesa al momento è vicina ai 6 milioni di euro ai quali aggiungere almeno un milione o forse poco più per il settore giovanile. Non dimentichiamo che è stata creata una nuova squadra – l’Under 18 – e che la Primavera 1 è stata rinforzata (come avvenuto nella seconda parte della stagione) anche con degli acquisti da altre società. Poi ci sarà il mercato di gennaio nel quale, è giudizio unanime, il Cesena dovrà rinforzarsi in maniera robusta per poter nutrire ancora speranze di promozione diretta. La spesa totale potrebbe senza problemi aggirarsi sugli 8-9 milioni di euro a fronte di entrate minime da Lega C e botteghini.

A questo punto arriva la domanda che continua a non trovare risposta – e che quasi nessuno sembra fare – e che dovrebbe essere la madre di tutte le domande: quanto a lungo è sostenibile un disavanzo di questo tipo?

Va ricordato che stiamo parlando della Jrl, una cosiddetta newco, che ha sede nel paradiso fiscale del Delaware dove è praticamente impossibile ottenere informazioni su finanziatori e ripartizione societaria. Prassi – sia chiaro – legale e abbastanza consolidata: non solo quasi tutte le società di calcio italiane controllate da statunitensi hanno sede nel Delaware (Roma, Fiorentina, etc…) bensì anche tantissime aziende Usa come Coca-Cola sono registrate là. Quindi non possiamo sapere nulla oltre a quello che Lewis e Aiello vogliono raccontarci.

Se anziché Jrl ci fosse la Mapei o la Diesel, ovvero società con importante flusso di cassa, magari qualche anno di serie C con questi disavanzi sarebbe anche ipotizzabile senza dover pensare a portare i libri contabili in tribunale. Ma per gli americani? Qual è il loro business plan? Qual è il loro progetto?

Loro puntano ad andare in B entro due anni, ok, questo lo sappiamo. Ma questo è solo lo scenario migliore (che poi analizzeremo): in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi cosa faranno gli americani? È lecito chiederlo, pur ovviamente augurandoci di non dover mai vivere questa ipotesi, oppure è lesa maestà? La Jrl ha un piano anche per garantire la sopravvivenza del Cesena a prescindere dai risultati? Oppure sta provando l’all in, ovvero la puntata del poker che mira a far saltare il banco ma che se va male decreta l’uscita di scena del giocatore? E in tal caso, siamo sicuri di esserne tutti consapevoli e disposti ad accettarlo?

Passiamo quindi allo scenario migliore: entro uno o due anni si va in serie B (fate pure tutti gli scongiuri che volete). Bene, tutti felici. Resta il buco nel bilancio maturato da un anno e mezzo o due anni e mezzo di serie C, un buco decisamente importante. Ed è ben noto che la serie B (lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle) da un lato può permettere l’autosufficienza dei club con entrate utili a pareggiare le spese pur allestendo una discreta rosa, ma dall’altro non può garantire di generale utili. Almeno non nel caso in cui si voglia puntare alla serie A, obiettivo dichiarato degli americani. Ergo, serviranno ulteriori investimenti, forse anche maggiori, in serie B. Soldi, tanti soldi, tantissimi. I problemi poi potrebbero finire – anche se non è scritto – solo con la serie A, con una duratura serie A. Ma siamo nel campo dei sogni mostruosamente proibiti.

Quindi, possiamo chiederci: quanto è sostenibile nel medio e lungo periodo il modello di gestione del Cesena Fc proposto dagli americani? È possibile avere risposte a questa precisa domanda? Sappiamo tutti che i soldi per il 2022/2023 sono stati messi sul tavolo, sono stati garantiti e sono arrivati. Ma poi?

Dopo il fallimento del 2018 forse Cesena non merita di avere chiarezza sui conti, sui progetti, sui rischi e sulle opportunità? Qualcosa in più di un “a Cesena si vive bene, meglio che a New York”. Grazie al cavolo, a New York ci sono gli insetti negli hotel, i topi in casa, i rifiuti per strada e al massimo si mangiano hotdog agli angoli delle strade: o sei un milionario o vivi veramente male. Ecco, quali altri progetti per il futuro a Cesena? Quali risorse sono a disposizione? Come risulta funzionale la scelta dell’acquisto di una società di calcio di terza serie con l’intento di generale utili, soprattutto se l’operazione è seguita da uno come Aiello specializzato nella gestione di investimenti ad alto rischio (ed altamente remunerativi)?