Tra Pescara e Perugia, la vera sconfitta cesenate
Esiste una sconfitta pari al venire corroso, che non ho scelto io ma è dell'epoca in cui vivo. Probabilmente Mishima non aveva in mente il Cesena ma sembrano parole tagliate e cucite sulla nostra situazione. Perché Cesena ha perso, desolatamente e drammaticamente perso. Non in campo, non dal punto di vista sportivo ma da quello del tifo.
Il vero capolavoro del sistema, anche attraverso certa stampa e social controllati, è l’aver fatto passare le sanzioni al tifo bianconero contro Pontedera e Fermana come colpa, sola e insindacabile, dei tifosi stessi. Anzi, di certi tifosi da identificare, emarginare ed espellere. Questi episodi, anziché compattare tutto il popolo bianconero contro l’evidente disparità tra fatti contestati e sanzioni, contro l’evidente disparità di trattamento con analoghi casi in giro per lo stivale, hanno creato una spaccatura profonda. È ormai prassi comune, nei social così come nelle piazze e nei bar, sentire o leggere tifosi che se la prendono “con quello che ha tirato i petardi a Pescara” o con "quelli che sono andati a fare gli scontri a Perugia al Mc Donald’s". Si è arrivati persino alla pubblicazione di articoli che puntavano il dito contro un gruppo specifico del tifo bianconero come responsabile di presunti scontri premeditati.
I commenti più brutti sono ovviamente quelli del tipo “voglio indietro i soldi di due partite” e “dovrebbero chiedere il rimborso al padre di Shpendi per la giornata a porte chiuse”. Anche Shpendi senior è stato dipinto come un mostro, con tanti piccoli personaggi locali che hanno cercato di cavalcare la notizia per guadagnare popolarità nazionale. Ma è davvero andata così come Gos e certa carta stampata vogliono farci credere, così come buona parte dei tifosi bianconeri crede? Proviamo ad analizzare i fatti, uno per uno.
Pescara. Tutto è iniziato nel prepartita, con l’assalto dei tifosi locali ai mini van bianconeri. In rete sono circolati i video abbastanza copiosamente, la dinamica è chiara così come l’esito tutt’altro che favorevole ai biancazzurri. Avete per caso sentito di sanzioni al Pescara per questo vero e proprio assalto? Nessuna. Poi il contestato episodio dei petardi che avrebbe stordito o comunque in qualche modo danneggiato due steward: episodio che arriva al termine di un fitto lancio sia di petardi che altri oggetti da parte dei pescaresi verso il settore cesenate. Qualcuno è addirittura dovuto uscire anticipatamente per farsi curare, essendo stato colpito da uno di questi oggetti. Poi l’episodio del petardo e il racconto dei due malcapitati che sono stati costretti a ricorrere alle cure del pronto soccorso: referti o denunce però non sono al momento note. Esito: punizione per il Cesena, settore ospiti di Ferrara chiuso ai non tesserati.
Perugia. Siamo ancora nel prepartita. Da un lato alcuni gruppi di tifosi lasciano auto e pullman in una vicina stazione (Bastia) per recarsi allo stadio in treno e mentre fanno questo subiscono il taglio delle gomme. Dall’altro mentre alcuni bianconeri stanno pranzando al Mc Donald’s distante poche centinaia di metri dall’ingresso del settore ospiti del Curi, le vedette perugine segnalano la presenza al grosso dei tifosi umbri che, rafforzati dalla presenza tedesca degli ultras del Monaco 1860, passano all’attacco. I perugini sono molti di più e solo l’intervento delle forze dell’ordine li fa ritornare dove sarebbero dovuti essere, cioè dietro la loro curva: anche in questo caso però ad essere puniti sono i cesenati. Curva chiusa col Pontedera e gogna mediatica per i presunti protagonisti dello scontro. In tutto questo ci sarebbe da chiedersi quale fosse il piano per l’ordine pubblico nel pre partita se è bastato così poco per creare ben due diversi incidenti.
Cesena-Olbia. A fine gara il padre dei fratelli Shpendi entra in campo per aggredire un giocatore sardo. Lo fa scavalcando la barriera tra tribuna centrale e campo, un’operazione non certamente lampo e che difficilmente può passare inosservata. Gli steward pagati dal Cesena si perdono questa invasione e non intervengono nemmeno una volta che Shpendi senior è in mezzo al campo. Qualcuno dovrebbe spiegare come l’ingente dispositivo di sicurezza, privata e profumatamente pagata dal Cesena FC, sia stata bucata dall’invasore senza nemmeno un accenno di intervento. Va inoltre sottolineato che è il Gos a controllare, rivedere ed approvare il piano di sicurezza dello stadio, compresa la disposizione degli steward. Però, anche questa volta, si puniscono i tifosi bianconeri e si chiude tutto lo stadio con la Fermana.
In tutto questo l’unico gesto di coesione e solidarietà è stato quello del Centro Coordinamento che ha scelto di non esporre le proprie pezze nella trasferta di Ferrara. Insieme per Cesena, cioè Kick-off e S. Egidio, ha scelto una strada diversa, esponendo i propri vessilli in uno slancio ingiustificato di protagonismo. È palese che nessuno di questi sarebbe in grado di difendere le proprie pezze in caso di attacco da parte di tifoserie avversarie senza il supporto dei gruppi del tifo organizzato: eppure hanno voluto ugualmente esporli, rendersi protagonisti, affermare la propria presenza al di sopra del bene comune, cioè quello di tutti i tifosi bianconeri.
Questo individualismo, in ultima analisi, è lo stesso che sta portando tanti, troppi tifosi bianconeri a condannare non il Gos, non il marcato intervento della società, non le errate decisioni delle forze dell’ordine, bensì il comportamento di altri tifosi come loro o del padre di un ragazzo ferito alla testa. È questa la grande sconfitta di Cesena dell’epoca in cui viviamo.