Cesena, c’è un cambio di strategia
Come sembra lontano (anzi, lontanissimo) quel tempo – a stelle e strisce – fatto di roboanti proclami di vittoria. Di strepitose dichiarazioni al gusto di melassa. Di freschissime birre offerte ai ragazzi della Curva. Di croccanti selfie scattati in Gradinata con addosso la sciarpetta bianconera. Di calorosi abbracci in Piazza del Popolo. Di grandi sorrisoni sfoderati davanti alle vetrine del Cesena Store. Di succose interviste in esclusiva mondiale al gusto di resilienza, di inclusività e di sostenibilità. Di romantiche promesse da Libro Cuore. Di ipnotiche illusioni in salsa bianconera. Illusioni dentro e fuori dal campo. Parole. Parole. Parole…
Brutta bestia, il mondo della pedata nostrana.
Bruttissima.
Se ne sono accordi in fretta (anche) gli Americani. Americani che, tra uno screzio e l’altro, hanno avuto (anche) il tempo di capire perfettamente che il campionato di Serie C non è un’equazione perfetta. Che non sempre chi più spende vince il campionato (o i play-off). Che spesso è molto meglio stare zitti. E lasciare perdere il romanticismo. Soprattutto quando continui a vendere i tuoi baby in giro per lo Stivale a due spicci. Soprattutto quando continui a cambiare sponsor tecnici con la stessa frequenza con cui la ‘vecchia’ Belen cambiava fidanzato. Soprattutto quando continui ancora a dare lavoro a ‘certi’ amici (o a certi parenti) che hanno un grado simpatia che è una via di mezzo tra un ausiliario del traffico di Merano e un tweet selvaggio di Selvaggia Lucarelli. Soprattutto quando continui a defenestrare chi capisce di calcio, di giovani, di passione calcistica. Soprattutto quando tu, a Cesena, sei sbarcato ‘soltanto’ per cercare fredde ed asettiche plusvalenze. Soprattutto quando a te, del Cesena, dei suoi abbonati, della Terra che ha adorato (anche) Boranga e Hubner, frega il giusto.
Quasi nulla.
Diciamo nulla.
Niente proclami, niente promesse, niente boiate pazzesche in stile Tafazzi al gusto (anche) di entertainment, niente folli dichiarazioni d’amore indirizzate al Popolo Bianconero e/o alla piadina crudo-squacquerone-rucola, niente sorrisoni, niente selfie, niente sciarpate al gusto di Romagna & Sangiovese, niente comparsate in conferenza stampa per vomitare addosso agli addetti ai lavori le solite dichiarazioni incellofanate, niente birre medie. No, niente birre medie. Magari un Chinotto. Una Cedrata Tassoni. Una Lemonsoda. Ma niente birre medie. Anche se, con questo caldo assassino, una bella Stella Artois gelata ci starebbe proprio bene.
Mi sa tanto che gli Americani (per ora, domani è un altro giorno e si vedrà…) hanno cambiato strategia.
Mi sa tanto, eh.
Fatti, non pugnette.
È così che si va in Serie B.
Forse.