Credo
1. Credo che in tutto questo ci sia qualcosa di codificato nel nostro Dna. Qualcosa che unisce genitori e figli – presenti fisicamente o spiritualmente - nel grande rito collettivo della partita del Cesena.
2. Credo che per quanto laico possa essere, questo rito sia per tutti noi sacro. Oggi era lì dove saremmo dovuti essere ed è stato lì dove siamo stati.
3. Credo che piangere non sia affatto sinonimo di debolezza quanto di naturale espressione di ciò che abbiamo dentro.
4. Credo che sei anni lontani dalla serie B siano tantissimi, qualcosa che in tanti a Cesena non avevano mai vissuto.
5. Credo che le ferite del fallimento del 2018 non siano per nulla rimarginate così come quelle di Matelica e Monopoli per non parlare di quelle dello scorso anno.
6. Credo che con tutto quello che abbiamo passato dal 2018 ad oggi sia ragionevolmente difficile nutrire fiducia nel futuro e al tempo stesso sia più saggio limitarsi a vivere il presente.
7 Credo però che le cicatrici possano essere curate solo dal tempo e che comunque facciano parte della vita. Oggi ci siamo rialzati e abbiamo provato ad andare avanti.
8. Credo che l’atmosfera dell’Orogel Stadium Dino Manuzzi contro il Pescara sia la migliore risposta a quel commesso di un poltronificio che, da presidente dell’allora Ac Cesena, scrisse che dopo di lui ci sarebbe stato il “vuoto cosmico”.
9. Credo che oggi abbiamo tutti abbracciato qualcuno. E qui sottolineamo una doppia fortuna: primo avere un motivo per abbracciare qualcuno e secondo avere qualcuno al nostro fianco da abbracciare.
10. Credo che questa promozione io abbia il diritto di dedicarla alla mia amica Erika, scomparsa con il Cesena in C. E alla sua bellissima bambina nei cui occhi vive il suo ricordo.