Gli anni di Cristo (buon compleanno anche se in ritardo)
1. Abbiamo un problema. Che poi in realtà ne abbiamo tanti ma siccome siamo partiti molto bene adesso possiamo anche ammortizzare una fase di caduta libera. Non per sempre e forse anche non per molto, però abbiamo chiuso il girone d’andata nella colonna sinistra della classifica.
2. Avremmo potuto fare di più? Certamente. Avremmo potuto fare peggio? Quello sempre. Quindi il bilancio com’è? Beh, il bilancio è positivo nonostante un problema: quello del punto uno.
3. Il problema sono gli anni di Cristo, ovvero 33, ovvero Klinsmann junior. Non tanto per il valore tecnico in sè del giocatore – scarso e oggi lo si è visto – quanto per il messaggio che veicola: “Gioco perchè papà paga. E perchè questi soldi servono”. Roba da milanesi borghesi, se fosse da ridere, invece accade in Romagna, davanti ai nostri occhi. E il dramma è il silenzio di tutti.
4. Poi ci sono i problemi in campo e nello spogliatoio. Che sono, come già detto, fino a questo momento compensati da una classifica non certo deficitaria e per nulla inferiore alle attese.
5. Però è ironico aver ricevuto nel corso di questa stagione due telefonate: una all’indomani di Cesena-Brescia per dire che non esisteva nessun problema portiere e una poco dopo per ribadire che lo spogliatoio era quantomai unito.
6. Come sia andata lo avete visto tutti: a Salerno ha esordito Klinsmann e lo spogliatoio è così unito che oggi a momenti Prestia, durante l’uscita anticipata dal campo, spaccava panchina e allenatore. Tutto molto unito.
7. Ora potremmo sottolineare che in conferenza stampa qualche giorno fa Artico ha elogiato giocatori messi palesemente in secondo piano da Mignani. E da questo potremmo dedurre che direttore sportivo e allenatore hanno due visioni differenti sul valore della rosa.
8. In un campionato lungo e faticoso come quello di serie B questi piccoli-grandi screzi sono all’ordine del giorno. Il problema non sono le divergenze in sè quanto l’insicurezza che viene trasmessa conseguentemente alla squadra.
9. Oggi abbiamo visto in campo una squadra troppo prigioniera della paura di sbagliare, di affondare, di colpire. Berti a parte – unica luce in un pomeriggio freddo e grigio – il Cesena ha perso in tutto, a partire dalle giocate più semplici. Perchè aveva paura.
10. A fine gara però la squadra è venuta sotto la Mare e lì sono partiti più applausi che fischi. Si tratta di un segnale importante, anzi fondamentale. Peccato che domenica a Carrara la Mare non potrà esserci. E forse non ci sarà per un po’ di giornate. E chi non capisce che questo è un problema, allora è parte del problema stesso.