Il Dio del Calcio
1. Finisce così, con il Dio del Calcio che non lesina blasfemie per redarguire i propri giocatori (povero Palumbo), poi trascorre gli ultimi 90 secondi urlando a praticamente tutto lo stadio “oh, è finita!” e dopo il triplice fischio si ritrova con un picco di adrenalina in corpo ancora da smaltire ed entra in campo per scambiare due parole col direttore di gara.
2. Con il Dio del Calcio in panchina tre gol su calcio d’angolo in due partite consecutive non sarebbero mai arrivati. A parte le diverse possibili disposizioni tattiche – non stiamo parlando di battere Anatoly Karpov ma di difendere meglio su corner – già dopo una sconfitta come La Spezia in tanti avrebbero avuto paura di rientrare nello spogliatoio.
3. Guardate il fallo assurdo, cattivo, violento e ingiustificabile di Caldara su Berti, che potrebbe anche costare caro (facciamo gli scongiuri) al talento di Calisese. Un fallaccio così nasce dalla incredibile tensione che il Dio del Calcio ha seminato nei suoi uomini, consci di dover scendere in campo per dare tutto, e anche qualcosa in più, per il loro allenatore.
4. Non c’è spazio per l’estetica in questo calcio che non a caso, anche a Cesena, ha sempre diviso la piazza: da un lato quelli a cui piaceva vincere come unico obiettivo e dall’altra quelli bravi a pronosticare una grande carriera a Stefano Sensi.
5. Perché usare la metà di questo spazio per parlare dell’allenatore avversario? Perché è proprio quello che attualmente manca al nostro Mignani, un tecnico preparato e diligente ma che deve ancora fare quel passo in avanti per “sporcarsi” come richiede la serie B, cioè rinunciare ai propri integralismi (ed estetismi) e capire quando il momento della partita richieda un pragmatismo non bello ma efficace.
6. Cesena sembra una piazza felice ma le insidie e le trappole sono sempre dietro l’angolo. Presentare questa gara come prova di maturità per balzare in testa alla classifica significa offrire una lettura volontariamente distorta della realtà. I bianconeri dietro sono permeabili come il burro, non perché manchino difensori validi, bensì per il modo di giocare di Mignani che punta più ad attaccare che a coprirsi.
7. È forse il momento più delicato di Mignani in questa sua avventura bianconera. Come è giusto sottolinearne i limiti è altrettanto doveroso dargli tempo per crescere con la squadra e questo include anche la possibilità di sbagliare, di commettere errori. Anche se sarebbe auspicare non reiterare sempre gli stessi.
8. Artico ha accontentato pienamente le richieste del suo allenatore, da lui stesso scelto e sostenuto, e il progetto tecnico non è in discussione. I nomi di Castori e dello stesso Dio del Calcio faranno sempre gola in questa piazza ma forse è giusto che chi comanda non ragioni col cuore.
9. Tra i vari episodi tesi a delegittimare il duo Artico-Mignani c’è anche il curioso post di un signore che sui social si identifica come padre di un tesserato del Cesena, attualmente in prestito ad un’altra squadra, che cita indirettamente una frase di Artico in conferenza stampa. Per poi postare una foto del proprio figlio e una di Pinocchio.
10. Ecco, queste cose a Cesena non devono esistere e chi se ne rende complice merita di essere accompagnato alla porta. Perché si potrà anche prendere l’ennesimo gol su angolo ma il rispetto per la maglia e il Cesena viene prima di tutto.