Tempi duri generano uomini forti
1. Minuto 29 del primo tempo: Shpendi alza bandiera bianca ed è costretto ad abbandonare il campo dopo aver appoggiato male la caviglia. È il momento di svolta della partita e, forse, del campionato del Cesena.
2. I bianconeri in quel momento stanno perdendo il loro miglior giocatore ma al tempo stesso, anche se forse ancora non lo sanno, stanno trovando qualcosa di potenzialmente anche più potente: la forza del gruppo.
3. Succede che di colpo è come se il Cesena perdesse la propria serra: ora tutti sono esposti alle intemperie della natura e la scelta è tra fiorire o perire.
4. Berti, Tavsan e Ceesay scelgono di sbocciare, di assumersi quelle responsabilità che fino a poco prima gravavano quasi esclusivamente sulle spalle di Shpendi.
5. Il Cesena non più Shpendi-dipendente cambia modo di giocare, accorcia a centrocampo, alza il baricentro allungando il raggio d’azione di Berti e quando possibile verticalizza, anche saltando di netto il centrocampo.
6. L’azione del 2-0 è il manifesto anti tiki-taka: Prestia batte direttamente una punizione su Ceesay, fuga in solitaria, scarico per Berti e gol sotto all’incrocio. Con tanti saluti alla costruzione dal basso.
7. Del resto il Cosenza ha prodotto un 60% di possesso palla incapace di tradursi (al netto delle polemiche su un possibile rigore per gli ospiti) in una altrettanto schiacciante superiorità a livello di occasioni create.
8. Ceesay è stata una bellissima sorpresa: dopo le due sconfitte consecutive Mignani è stato chiamato a rapporto da Artico il quale gli ha gentilmente fatto notare che la rosa, nonostante le tante ingenerose critiche, è ampia e di qualità. E la formazione iniziale con cinque undicesimi (e 4subentrati) giunti in estate, lo ha dimostrato.
9. Nota per Klinsmann: oggi il figlio di Jurgen – che ancora una volta in settimana lo ha pubblicizzato sulla Gazzetta dello Sport – ha fatto probabilmente le prime vere parate. Niente di eccezionale, per carità: Fumagalli a 10’ dalla fine, sugli sviluppi dell’ennesimo corner mal gestito, gli spara la palla letteralmente addosso. Lui però non cade e respinge: sufficienza pienamente meritata.
10. Menzione finale per Tommy Berti. Quando segna lui vince il calcio. Il bel calcio. E che rabbia in quel missile sotto all’incrocio. In un Manuzzi stranamente meno pieno del solito la stella del pomeriggio è stata senza dubbio la sua.