I nodi vengono al pettine. Agostini, presto le dimissioni
Tre partite consecutive senza vittorie sono inaccettabili per una squadra di Serie C che ha investito quanto il Cesena la scorsa estate. La gravità della situazione si acuisce dato che non è la prima volta che accade in stagione: l’attuale striscia negativa aperta, con due soli punti raccolti fra Reggiana, Fiorenzuola e Montevarchi, ricalca quella in avvio di stagione con Torres, Fermana e Pontedera.
Dunque siamo ancora lì? Alle insicurezze e i tentennamenti di inizio stagione? Assolutamente no. Siamo ben più indietro.
Cesena al terzo posto, squadra che arranca anche quando le si parano dinnanzi avversari qualitativamente inferiori mentre le prime due della classe sembrano non sbagliare un colpo. Dopo un buon girone d’andata (fino a un certo punto…) le certezze vengono meno, così come la condizione fisica. Non vi sembra di averlo già visto questo film? Ma sì, è il campionato dell’anno scorso!
Eppure tutto è cambiato rispetto alla stagione 2021-2022: nuovo direttore sportivo, rosa rivoluzionata, allenatore dal credo calcistico completamente differente rispetto al predecessore. Com’è possibile che il copione sia lo stesso se gli attori sono del tutto differenti? Un momento però… qualcuno che siede ancora al suo posto in realtà c’è… è il direttore dell’area tecnica, nonché membro del consiglio di amministrazione, il condor Massimo Agostini.
È presto per emettere sentenze ma qui le prove indiziarie che depongono a suo sfavore continuano a sommarsi. La precoce eliminazione ai play-off contro il Monopoli è giusto che venga imputata a Viali; d’altra parte Viali aveva chiesto una mezzala, a fronte dell’inadeguatezza di Missiroli e Ardizzone, e si è ritrovato per le mani Frieser… chi dall’interno faceva ingerenze sulle scelte del tecnico, spingendo affinché fosse impiegato il giovane Berti, è poi lo stesso che senza colpo ferire ha accettato che Berti - il miglior talento prodotto in casa Cesena post fallimento - fosse svenduto per due spicci.
Sorvolando tutto ciò che concerne Luca Lewis, di cui Agostini si intestò pubblicamente la paternità del suo approdo a Cesena, ci sono parecchie altre questioni sulle quali il condor ha quanto meno mancato di dare un apporto positivo. Le più macroscopiche riguardano l’insediamento di Sebastiano Rossi, quali siano le sue mansioni all’atto pratico è tuttora difficile da decifrare, e l’avvicendamento fra Fulvio Flavoni e Cristiano Scalabrelli, che in assenza di una versione ufficiale si può presumere sia stato caldeggiato dall’ex bomber di Milan e Roma. In particolare, su questo argomento stupisce come Agostini sia stato incapace di fare presente alla proprietà americana quanto fosse poco gradita la presenza del preparatore dei portieri grossetano a una vasta fetta del pubblico che popola il Manuzzi. Se è, almeno in parte, scusabile questa mancanza di tatto da chi arriva da oltreoceano altrettanto non si può dire di una persona che da quasi cinquant’anni respira quotidianamente aria bianconera.
Il suo operato non sta portando risultati né come figura di raccordo tra la proprietà e l’ambiente, né come supporto di mister Toscano che nei momenti di difficoltà appare più che mai solo. Nell’ormai remota ipotesi che il Cesena riesca ad agguantare la Serie B già a giugno, si parlerebbe non di promozione conseguita anche grazie ad Agostini bensì di promozione raggiunta nonostante l’operato di Agostini.
Risulta quindi opportuno che il Condor faccia un favore in primo luogo a se stesso ma anche a tutto l’ambiente: si dimetta. È il calciatore del Cesena ad aver segnato più gol di tutti in Serie A, un record che oggi sembra destinato a rimanere inscalfibile. È un’autentica leggenda pure per chi, per motivi anagrafici, non ha potuto ammirare le sue gesta sui campi di tutta Italia, in ogni categoria, quando vestiva di bianconero. Non prosegua ad infangare questo splendido ricordo. Non se lo merita lui, non se lo meritano i tifosi.
L’alternativa è quella di rimanere in sella al proprio incarico, forte del biennale sottoscritto. Agostini dovrebbe auspicare che a giugno Robert Lewis resti il presidente operativo dell’assetto societario, cosa in questo momento tutt’altro che scontata. Forte dell’amicizia che lo lega all’avvocato di Manhattan, potrebbe puntare alla riconferma. Sempre che non gli venga riservato il medesimo trattamento a cui è andato incontro l’altro amico Flavoni: anche lui si diceva entusiasta dell’essere stato spesso ospite nei camp e nelle scuole di soccer organizzate dalla famiglia Lewis a New York, poi sappiamo com’è finita…