ESCLUSIVO Bisolissimo: “Viva la meritocrazia! Abbasso i salotti televisivi!”
Ci sono interviste normali. Ed interviste speciali. Ecco, questa è sicuramente un’intervista speciale. Specialissima. Provare (anzi, leggere) per credere.
Bisoli, mi hanno detto che a Bolzano la vogliono fare Sindaco…
“Bertozzi, tu esageri sempre. E comunque diamo a Cesare quel che è di Cesare: nell’ultima stagione col Südtirol ho fatto qualcosa di straordinario. Un mezzo miracolo…”
Diamo allora a Bisoli quel che è di Bisoli.
“Sono arrivato al Südtirol che la squadra era ultima in classifica, a zero punti. Ci davano tutti per spacciati. Eravamo pieni di problemi. Ed invece, piano piano, siamo riusciti a scalare la classifica…”
Stavate per andare in Serie A.
“Il rimpianto per quella doppia semifinale play-off persa col Bari è ancora alle stelle. Ce la siamo giocata sino alla fine. Ma non si può avere tutto dalla vita…”
Ora a breve si riparte per una nuova avventura cadetta. Ancora a Bolzano.
“Avevo altre richieste, ma a Bolzano ho davvero tutto per essere felice (l’Uomo di Porretta ha firmato un contratto sino al 2025, ndr). Certo, lo dico già: sarà praticamente impossibile ripetere ciò che abbiamo fatto nell’ultima stagione. Il nostro obiettivo primario deve essere la salvezza. Poi si vedrà strada facendo…”
I suoi detrattori continuano a dire che le squadre di Bisoli giocano male. Che pensano solo a difendersi.
“Quando sento queste cazzate non mi arrabbio nemmeno più. Anzi, rido di gusto. Perché nel calcio, come nella vita, la cosa che conta di più è la concretezza. La concretezza, unita all’organizzazione di gioco, alla fine paga sempre. SEMPRE. Io penso solo a mettere in difficoltà l’avversario di turno, a portare a casa i punti. E se a qualcuno non piace il mio gioco, a me frega il giusto…”
Lei rimane una delle pochissime (e ruspanti) eccezioni in questo mondo della pedata sempre più incellofanato.
“Non amo le trasmissioni, non partecipo ai salotti televisivi, non ho il procuratore. Bertozzi, ti rendi conto? Non ho il procuratore! E sto benissimo così…”
Se è per questo lei non ha nemmeno WhatsApp…
“Chi mi vuole contattare prende su il telefono e mi chiama. O mi scrive un messaggino. Come si faceva una volta…”
Lei è anche un allenatore da… tuta.
“In carriera sono andato in panchina vestito bene solo due o tre volte. E sai perché? Innanzitutto perché l’abito non fa il monaco. E poi perché, il sottoscritto, è un allenatore da battaglia. Un mister che, anche con una semplice tuta, vuole trasmettere un ‘messaggio’ ben preciso ai suoi giocatori. La giacca e la cravatta le lascio volentieri a certi professoroni…”
A Bolzano, la scorsa stagione, lei per 5 mesi ha avute alle sue dipendenze un ‘certo’ Minelli. Può già dirmi se l’ex Frosinone giocherà ancora con voi nel 2023/24?
“No, Minelli non resterà con noi. Stefano (appena rientrato a Cesena per fine prestito, a breve rifarà le valigie per altri lidi, ndr) vuole giocare con continuità e qui a Bolzano è chiuso. E comunque gran portiere Minelli…”
A proposito di portieri. Posso farle una domanda scomoda?
“Basta che non sia troppo difficile (risata, ndr)”.
Se a lei fosse stato suggerito ‘caldamente’ dal Vertice del suo club di far giocare in porta il figlio del Presidente, come si sarebbe comportato?
“A me, relativamente ai giocatori da schierare in campo, nessuno in vita mia mi ha mai imposto nulla. NESSUNO. Mai. Ed io, lo sai bene, ho allenato in piazze complicate. Dove c’erano presidenti invadenti…”
Non ha però risposto alla mia domanda: come si sarebbe comportato davanti a questa ‘garbata’ imposizione arrivata dall’Alto?
“Sicuramente avrei trovato da dire con la Proprietà. Avrei puntato i piedi. Sarei andato avanti per la mia strada, a testa alta. Una delle mie parole d’ordine è Meritocrazia. Per me conta il lavoro del campo, non le raccomandazioni o i curriculum…”
Alcuni suoi colleghi, se si fossero trovati dinnanzi a un simile scenario, si sarebbero dimessi.
“E perché mi sarei dovuto dimettere? Se vogliono mi cacciano loro. Io sarei andato avanti. Con le mie idee. Con le mie convinzioni…”
Dell’ultima assurda eliminazione patita ai play-off dal Cavalluccio che ci dice?
“Te l’ho detto altre volte in passato, te lo ripeto anche adesso: venire fuori dall’inferno della Serie C, soprattutto con questa assurda formula dei play-off allargata, è complicatissimo. Anche se hai un buon budget. Il Cesena di Toscano, tra alti e bassi, ha fatto un buon campionato. Era arrivato a un passo dalla finale. Ma, dinnanzi a se, ha trovato un Lecco in stato di grazia. La lotteria dei rigori è crudele. Certo, quei 15mila cuori bianconeri dovevano essere un valore aggiunto per il Cesena. Ed invece…”
Un giocatore bianconero che le piace?
“Mi piace Stiven Shpendi. È ancora molto giovane, finora ha giocato soltanto in Serie C, deve capire che la strada che porta al successo è ancora lunga e tortuosa. Però ha delle basi buoni. Anzi, buonissime. Il fiuto del gol ce l’ha…”
È vero che Brambilla potrebbe arrivare alla sua corte?
“Io non so niente…”
Otto anni fa, in un’altra intervista, lei mi disse che nel 2025 sarebbe andato in pensione. Nel frattempo ha cambiato idea?
“Sì, ho cambiato idea. Perché mi sento ancora bene, perché la vita da allenatore mi piace ancora tanto. Qualche annetto in più in panca me lo faccio ancora volentieri. Certo, il calcio sta cambiando. In peggio. Io rimpiango il calcio romantico di un tempo. Il calcio dove c’era più passione. Il calcio dove c’erano le bandiere. Il calcio dove, quando segnavi, non dovevi aspettare il responso del Var…”
Niente pensione dietro l’angolo, dunque. C’è ancora tempo per rivederla a Cesena…
“Adesso, nei miei pensieri, c’è solo il Südtirol. Poi un giorno, non lo nego, mi piacerebbe tornare in bianconero. Cesena resta casa mia. A Cesena ho già raccolto tre promozioni (2009, 2010 e 2014: come lui nessuno, ndr). A Cesena ho ancora tantissimi amici, tantissimi sostenitori. Chi vivrà vedrà…”
Prima di salutarla, un’ultimissima cosa: perché nel 2020, dopo l’esonero di Modesto, non si concretizzò il suo ritorno in riva al Savio?
“Patrignani e soci volevano (incredibilmente, ndr) soltanto un traghettatore sino a giugno. Io volevo invece un contratto di un anno a mezzo. Trattativa abortita sul nascere…”