ESCLUSIVO Hubner: “Vai Cristian, porta il ‘mio’ Cesena in B…”
Nome: Dario. Cognome: Hubner. Segni particolari: mito (anche) bianconero. Mito vero. Mito che ti scalda il cuore. Oggi come ieri. Anzi, oggi più di ieri.
Hubner, come procede la sua vita da pensionato?
“Vado in giro in moto. Vado a pescare al fiume. Poi faccio anche il nonno. Insomma, uno spettacolo. Ma tu Bertozzi, di sicuro, non mi hai telefonato per parlare delle mie giornate tipo…”
Esatto. Con lei voglio infatti parlare del Cesena.
“Lo seguo sempre con affetto, il ‘mio’ Cesena. Lo seguo con attenzione. In questa stagione, i bianconeri di Toscano, stanno facendo qualcosa di semplicemente straordinario. Peccato solo per la sconfitta di Carrara…”
Martedì sera in Toscana si è interrotta una striscia positiva di 28 risultati utili consecutivi.
“Prima o poi doveva succedere: le defezioni erano tante, quello di Carrara poi non è mica un campo semplice. Ma non facciamo drammi, il vantaggio sulla Torres (9 punti, ndr) resta sempre importante. Certo, bisogna rimanere sul pezzo. Non ci si può distrarre un attimo, perché qui il momento di crisi può essere sempre dietro l’angolo. Lunedì sera bisognerà cercare di tornare subito alla vittoria col Gubbio…”
Cristian Shpendi, con l’ultima doppietta, è arrivato a quota 19 gol. Il record del Bisonte (22 centri nella stagione 1995-96) è seriamente in pericolo.
“Ma i record (qui stiamo parlando ‘solo’ di record tra i prof, il record assoluto targato Cesena – campionato di Promozione 1952-53 – è infatti di Giovanni Veglianetti con 29 gol, ndr) sono fatti per essere battuti. Dico bene Bertozzi?”
Dice bene. Anzi, benissimo.
“Ed allora io, se questi gol fanno il bene del ‘mio’ Cesena, sono il primo a fare il tifo per questo ragazzo. Auguro così a Shpendi di superare Hubner. Di arrivare a 23 gol. A 24 gol. Pure a 25 gol…”
Il baby attaccante albanese, in futuro, potrà fare la differenza anche in B e in A?
“Le premesse per fare bene ci sono tutte. I numeri e l’età, al momento, sorridono a Shpendi. Però mai dimenticarsi del grande scalino che esiste tra la B e la C. Mai. Bisogna fare un passo alla volta…”.
Apriamo un po’ il suo album dei ricordi in bianco e nero. Se le dico Cesena, qual è la prima cosa che le viene in mente?
“Mi tornano subito alla mente personaggi splendidi come Edmeo Lugaresi, come Bolchi, come Bonci, come Cera, come Piraccini. Eravamo tutti una grande famiglia, a Cesena. Un gruppo di amici. Ci aiutavamo a vicenda. Zero screzi tra noi. Zero. Poi è chiaro, le partite si perdevano anche. Ogni tanto ci si incazzava. Ma questo è un altro discorso…”
Lei in riva al Savio ha segnato una valanga di gol, 86 tra campionato e coppe. Eppure non è mai riuscito a portare il Cesena in A…
“Ogni tanto ripenso a quel maledetto spareggio promozione perso nel 1994 a Cremona con il Padova: quella volta avrei pagato di tasca mia pur di portare il mio amato Cesena in A. Ma, purtroppo, la fortuna (assieme all’arbitro Ceccarini, ndr) ci voltò le spalle. Quel giorno avremmo meritato noi di salire. Peccato…”
Prima accennava a Bolchi, uno dei più grandi emblemi di un calcio (romantico) che non c’è più.
“Bolchi era il classico allenatore vecchio stampo. Un professionista strepitoso. Un uomo tutto d’un pezzo. Un mister che, se ti doveva dire una cosa, te la diceva in faccia. Senza falsi giri di parole…”
Bolchi, con lei, ha fatto anche il sergente di ferro. Una volta in ritiro le vietò pure le sigarette…
“Diciamocela tutta: io ero l’unico giocatore di quel Cesena che fumava alla luce del sole. Davanti a tutti. Tanti altri miei compagni di squadra, invece, lo facevano di nascosto. Ci credo che poi Bolchi ‘colpiva’ il sottoscritto (risata, ndr). E comunque, quel divieto, durò appena un paio di settimane. Maciste capì subito che Hubner, grazie ai quei ‘vizietti’ quotidiani (grappino più sigaretta dopo i pasti, ndr), viveva meglio. E, la domenica, segnava di più…”
Nostalgia. Nostalgia canaglia. Di Maciste. Del Bisonte in… campo. Di un calcio che non c’è più.