Il doppio ex Comotto: “Amarezza per come ho chiuso a Cesena. Ma vedo un bel progetto e la solita grande tifoseria”
Ha vestito il bianconero per 61 volte tra il 2011 e il 2013 trascorrendo due anni di alti e bassi dal punto di vista sportivo e del rapporto con la piazza. Nel suo periodo in riva al Savio, Gianluca Comotto ha vissuto un’altalena di emozioni: dall’amara retrocessione dalla A alla B passando per la sua laurea e per un campionato giocato alla grande nella serie cadetta. Oggi, dopo le esperienze come team manager e direttore generale del Perugia, la squadra con la quale ha concluso la carriera da calciatore nel 2016, lavora all’estero e osserva con attenzione il calcio italiano. Con il doppio ex di turno ci avviciniamo alla sfida del Curi, l’ultima di un 2023 che il Cesena dovrà provare a chiudere in vetta.
Il Cesena si presenta al Curi con 13 punti di vantaggio sugli umbri, se lo aspettava a inizio stagione?
“Che il Cesena avrebbe fatto un campionato di vertice e fosse una delle favorite era assolutamente chiaro, così come allo stesso tempo immaginavo che il Perugia avrebbe fatto fatica dopo la retrocessione dalla B. Detto questo, no, onestamente un divario così ampio alla fine del girone di andata non me l’aspettavo proprio”.
Per il Perugia sono stati giorni turbolenti culminati con il cambio di allenatore, cosa non sta funzionando?
“Il Perugia sta vivendo una situazione problematica a livello ambientale e societario. Purtroppo, se le cose non vanno bene ai vertici diventa veramente difficile raggiungere il risultato sportivo”.
In casa il Perugia non ha mai perso ma ha conquistato solo 3 vittorie su 8 partite giocate, come si spiega questa statistica?
“Sicuramente l’ambiente turbolento non aiuta i giocatori a rendere al meglio in casa. Allo stesso tempo però va detto che il Perugia ha una delle rose più importanti della C, soprattutto a centrocampo. In questa categoria contano molto le motivazioni e se teniamo conto che molti calciatori dovevano andar via dopo la retrocessione ed invece sono rimasti probabilmente troviamo la risposta al rendimento al di sotto delle aspettative. Se non la affronti con il giusto spirito la serie C diventa molto difficile”.
A Cesena invece la situazione è diametralmente opposta, in riva al Savio sperano che possa essere l’anno buono per il ritorno in B.
“Facendo i giusti e doverosi scongiuri credo proprio di sì. Vedo un bel progetto e la solita grande tifoseria. Dopo anni di sofferenza credo che abbiano imboccato la strada giusta per tornare dove il Cesena merita: la serie B deve essere l’obiettivo minimo per una piazza così importante”.
Aprendo il tiretto dei ricordi, l’esperienza in bianconero è stata ricca di alti e bassi ed è culminata con l’amarezza per quel mancato rinnovo…
“Cesena per me è un dolceamaro. L’anno di serie A si è concluso con una brutta retrocessione che ha danneggiato la società, ma soprattutto la città. Con quella squadra non saremmo mai dovuti retrocedere ed io stesso ho pagato quella disfatta perché ho perso una serie A che avrei ancora potuto giocare. L’anno dopo in serie B, non sarei dovuto rimanere ma poi le cose cambiarono e con Bisoli raggiungemmo una salvezza davvero miracolosa. Visto quel risultato pensavo che il rinnovo fosse scontato ma subentrarono altre dinamiche che oggi non vorrei nemmeno stare a ricordare. Alla fine sono andato a Perugia, ho vinto la C e ho fatto un’altra bella esperienza. Dalla vita bisogna sempre cogliere il meglio, ma certo l’amarezza per come ho chiuso a Cesena rimane”.
C’è però quel bel ricordo della laurea in scienze economiche conseguita a Bologna.
“Ricordo con piacere quei viaggi in treno e gli incontri con i tifosi. Ho coronato in quegli anni una fatica che veniva da lontano dando così una bella soddisfazione ai miei genitori”.
Tornando al presente, chi la sta impressionando di più tra i bianconeri?
“Sicuramente Shpendi, la sua è una grande stagione. Al di là del singolo, mi piace come sia stato costruito un progetto che è un bel mix tra calciatori di categoria e giovani provenienti dal settore giovanile. Cesena è un esempio da seguire per tutti”.
In chi invece si rivede tra i calciatori di Cesena e Perugia?
“Devo essere onesto, terzini destri di ruolo nella difesa a quattro ormai non se ne vedono più. In Italia si gioca ormai quasi ovunque a tre proprio per questa carenza e quindi davvero faccio fatica ad individuare dei ‘nuovi Comotto’”.