Un centrocampista pronto a gennaio. Fedele: “Sono momenti particolari…”
Ha conosciuto entrambe le piazze e le ha vissute profondamente seppur non a lungo. Oggi è tornato in Italia al Sestri Levante dopo aver girato tra Romania, Francia e Malta senza però mai perdere il contatto con tutte le realtà nelle quali è stato. A Cesena-Bari avviciniamoci con le parole di Matteo Fedele.
Fedele, sabato si affrontano due sue ex squadre: chi ci arriva meglio?
“Sarà sicuramente una bella partita. Hanno avuto entrambe un percorso di alti e bassi e sono certo che si daranno battaglia come sempre accade in serie B. Io, da parte mia, non posso che augurare il meglio ad entrambe”.
Cosa, secondo lei, accomuna le due piazze?
“Le tifoserie, sono spettacolari. Sia il Bari che il Cesena hanno delle curve calde, che fanno paura agli avversari. Tutto nasce dalla passione di due città che vivono di e per il calcio”.
Il Cesena è alla ricerca sul mercato di un centrocampista-interditore di grande personalità, un ‘Matteo Fedele’. Ci vede qualche analogia con il suo arrivo in Romagna nel mercato di gennaio?
“Io arrivai da Foggia a gennaio del 2018 su chiamata di mister Castori. Eravamo in bassa classifica e dovevamo salvarci, un obiettivo minimo per una piazza come Cesena. Alla fine riuscimmo a raggiungere l’obiettivo alla grande e nonostante ciò che successe dopo (il fallimento, ndr) per noi quel risultato ottenuto sul campo fu un momento bello”.
A cosa è chiamato un calciatore che cambia squadra durante il mercato invernale?
“Sono momenti particolari. Ti devi adattare subito, devi fare in fretta ad ambientarti ed anche banalmente ad imparare i nomi dei nuovi venticinque compagni. Io consiglio a chi cambia squadra di lasciar perdere tutto ciò che è stato in precedenza e concentrarsi ad essere pronti mentalmente a ricominciare da zero”.
Un solo gol con la maglia del Cesena, ininfluente perché arrivato in una sconfitta ad Ascoli. Ben quattro invece con la maglia del Bari: ne ricorda uno in particolare?
“Con il Bari ricordo bene la doppietta all’Avellino. Per me fu una partita particolare perché mio padre è di lì e poi è una gara sentita. Quei gol ci diede i tre punti. Lo stesso bel ricordo purtroppo non lo ho del gol messo a segno con il Cesena contro l’Ascoli. Perdemmo e fui anche espulso per doppio giallo, direi una giornata no”.
La sua esperienza a Cesena si è interrotta anzitempo a causa del fallimento del club: ha qualche rimpianto?
“Tanti, perché eravamo un gruppo unito, una famiglia, ci tenevamo a salvarci e ci siamo riusciti. Ricordo ancora l’amara sorpresa dopo aver saputo del fallimento. Mi ha fatto male al cuore perché una piazza come Cesena, la sua gente, non meritava di finire così”.
Dopo la manciata di mesi in riva al Savio per ben sei anni ha giocato solo all’estero: Romania, Francia, Malta. A cosa è dovuta questa scelta?
“Scelte di vita. Ricordo quando mi è arrivata la prima chiamata dalla Romania: mi piaceva il progetto e non ho esitato a lanciarmi in una nuova avventura”.
Dalla scorsa estate invece è tornato in Italia: sentiva la nostalgia dei nostri campionati?
“Sì ed ha inciso anche il livello familiare. Ho una bambina ed ho preferito avvicinarmi a casa, alla Svizzera”.
Carpi, Bari, Foggia, Cesena: tutti questi club in cui ha giocato sono poi andati nel giro di breve tempo incontro al fallimento…
“Si mischiano troppo l’aspetto sportivo e quello finanziario. Purtroppo oggi ci sono nelle società tante persone che non hanno nulla a che vedere con il calcio e pensano solo a fare soldi e business. Parliamo di cose che nel calcio e nello sport in generale non dovrebbero esserci”.
Con chi è rimasto più legato dei suoi ex compagni di Bari e Cesena?
“Del Bari dico Brienza che è uno spettacolo sia a livello umano che calcistico. Del Cesena dico Scognamiglio, Schiavone ma in realtà potrei citarli tutti perché come ho detto eravamo davvero un grande gruppo”.
E se le dico Cesena e Bari di oggi, chi le viene in mente?
“Lasagna da una parte e Shpendi dall’altra, sono due grandi attaccanti”.