Cesena: come le sicurezze e le certezze sono diventati dubbi e paure

Mignani e Artico sulla graticola dei tifosi, ma il problema bianconero è più ampio delle scelte di due persone: manca l’armonia di insieme
31.12.2024 12:40 di  Gian Piero Travini   vedi letture
Cesena: come le sicurezze e le certezze sono diventati dubbi e paure
© foto di TuttoCesena.it

Dalla serie C arriva in serie B un gruppo che ha dominato il campionato. Sicuro. Forte. Con contratti praticamente blindati. Prestia e Silvestri rinnovati fino al 2026, De Rose in scadenza nel 2025. Di questi, due vengono ceduti. Non senza strascichi. E, soprattutto, con incentivi all’esodo. Questo perché cambia il socio forte della proprietà americana - arriva Mike Melby -, cambia l’allenatore - se ne va Toscano -, si cambia progetto del tutto. La situazione si complica perché l’allenatore prescelto, D’Aversa, preferisce Empoli e la serie A, arriva Michele Mignani con una squadra che non è nelle sue corde - ma un biennale risolve i mal di pancia -, il mercato termina senza solide certezze perché non sono finanziabili e si punta su scommesse come Mendicino e Tavsan.
Quello che era un gruppo con delle sicurezze diventa uno spogliatoio disallineato, con più di un timore. Ed è il primo elemento da tenere a mente per capire com’è profondo il mare anche senza conoscere Lucio Dalla.

Mignani parte con una idea che va in controtendenza rispetto alla sua fama di difensivista, anche per scrollarsi addosso i fantasmi della mancata promozione con il Bari: scambi rapidi, uscite studiate verso le laterali, mentalità positiva e freschezza. E il gioco funziona, perché il Cesena gioca bene, tira 13,79 volte e segna 1,64 reti a partita.
Ma ci sono dei problemi. Il Cesena subisce la maggior parte dei gol da calcio piazzato: Mignani solo alla 10ima giornata contro il Brescia passa a difendere a uomo. Bastoni - preso come giocatore top - non rende come dovrebbe. Berti viene arretrato per dare manforte a una linea difensiva che inizia a mostrare i primi cedimenti. Ceesay non rende come dovrebbe. Prestia limita la variabilità del modulo difensivo non permettendo di giocare a 4 e pian piano un pilastro come Ciofi viene messo ai margini. In attacco Kargbo segna la sua ultima rete contro la Sampdoria, poi sparisce. E Van Hooijdonk non riesce ad inserirsi nello spogliatoio e nell’impianto di gioco sin dal ritiro. Per non parlare di Antonucci... da una parte si torna al tema dello spogliatoio disallineato, dall’altra i tre pezzi pregiati non rendono. In termini economici, Antonucci e Bastoni costano 1,6 mln di euro lordi, l’olandese 360mila euro più premi... parliamo di poco meno di 2 milioni di euro, quasi un quinto del budget di campionato, che non è messo a valore.
Antonucci porta in dote 1 assist per Tavsan contro il Modena e una azione innescata per Shpendi contro il Cittadella. Van Hooijdonk un paio di azioni che hanno portato a tiro, nulla di più.
Cristian Shpendi, gioiello rinnovato saggiamente fino al 2028, nonostante non giochi dalla partita contro il Cosenza è ancora capocannoniere con 10 reti. Ed è quello che tiene il Cesena in una posizione di classifica invidiabile per una neopromossa.
Nonostante non vinca mai fuori casa e abbia raccolto solo 5 punti ad oggi.

Per vincere, il Cesena ha sempre bisogno di segnare per primo. Se subisce il primo gol, il massimo che può fare è pareggiare, come con Modena e Salernitana (dove era anche in superiorità numerica). Questo dato fa saltare la catena nel momento in cui la principale bocca da fuoco, Shpendi, si ferma ai box.

Durante Cesena v Brescia, finita 2-0 per i bianconeri, Pisseri e Prestia trovano da dire in campo.
A Salerno esordisce titolare Jon Klinsmann. È l’ennesimo episodio in cui uno dei protagonisti della C viene scavalcato nelle gerarchie. Il fatto che Jon sia diventato bianconero su suggerimento di Melby, amico del padre Jürgen, non aiuta ancora una volta la logica dello spogliatoio, dove Prestia appare leader di un gruppo però disarmonico.
Klinsmann è un cambio comunque migliorativo per l’apporto in campo - fino a Cesena v Cosenza inclusa la percentuale di parate dell’americo-tedesco è 78,8% contro il 65,8% di Pisseri - ma potrebbe comunque essere indice della stessa autoreferenzialità della dirigenza bianconera che già due anni prima minò dal primo giorno la stabilità dello spogliatoio nella stagione 2022-23 con il caso Lewis jr..
Dopo l’ultima giornata, il Cesena nel delta tra tiri subiti e gol evitati è penultimo in B, tenendo dietro il solo Südtirol.

Poi si infortuna Cristian Shpendi e il Cesena non va più a segno.
Come abbiamo visto, se il Cesena non segna per primo, non vince.

Inoltre le rotazioni difensive non portano grandi risultati. Mangraviti è il secondo in campionato per giocatori fermati (il 92,3% di chi ha tentato di dribllarlo); il problema è che Prestia, secondo dei bianconeri, è 66esimo: tra di loro ci sono 6 del Modena e del Pisa, 5 del Brescia e della Juve Stabia, 4 del Sassuolo, della Salernitana, 3 dello Spezia e della Cremonese.
Donnarumma è 15esimo per il numero di tackle vinti e palloni intercettati (57); il problema è che Ciofi è 42esimo. Ciofi e Mangraviti sono 20esimi per numero di salvataggi (72); il problema è che Prestia è 37esimo. L’apporto offensivo di Donnarumma è di 3 assist, 18 azioni da tiro innescate.
Ciofi, statisticamente il secondo miglior difensore della squadra, viene panchinato dalla partita con Cosenza in poi.

Il modulo non cambia praticamente mai (3-4-3, 3-5-2 e sue varianti), a parte quando Mignani è passato a 5 dietro contro Sampdoria e Cremonese: due sconfitte, le uniche in casa.

Ricapitolando.
Modulo unico che non sta più dando risultati.
Nessuna alternativa a Cristian Shpendi: Kargbo è scomparso, Van Hooijdonk non ha impattato né sullo spogliatoio né sul campionato - probabilmente aveva senso cercare una alternativa più di esperienza in B -, Antonucci ha prodotto poco e niente, nettamente al di sotto delle aspettative per quanto costa.
Numero di tiri fatti in calo, segno che non funzionano le catene di passaggio.
Linea difensiva non competitiva, nonostante un cambio portiere titolare funzionale ma avvenuto con motivazioni non del tutto accettate.
Spogliatoio non in armonia e spaventato.

Il mare è proprio profondo. E esonerare Mignani, andare sul mercato per due-tre rinforzi (al netto di cessioni che, a parte Saber, rischiano di essere davvero onerose, come già visto in estate) potrebbe non bastare.
C’è una armonia dell’organico da ricostruire. E non è detto che ci sia bisogno di cambiamenti per farlo, ma solo di franchezza e di unità d’intenti.