De Rose e Silvestri pagano l’essere dei fenomeni per la serie C

Rinnovati lo scorso dicembre, ora non rientrano nel progetto. Ma se si vogliono giocatori di categoria, è indispensabile vendere chi ha mercato
13.08.2024 10:00 di  Gian Piero Travini   vedi letture
Luigi Silvestri
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Luigi Silvestri
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Il diesse Fabio Artico ha spiegato che Luigi Silvestri non è un giocatore da Cesena in serie B.
Il 12 dicembre scorso Silvestri, Prestia e De Rose sono stati rinnovati in bianconero. I primi due fino al 2026, il terzo fino al 2025.
Cosa è cambiato dallo scorso inverno ad oggi?
La categoria. L’allenatore. La proprietà.

Artico risponde a un nuovo proprietario, Melby. Con un nuovo progetto con tanto di direttore generale per pianificarlo, Corrado Di Taranto.
Ancora in linea con il nuovo mondo americano di John e Michael Aiello: gente di categoria o da categorie superiori, no alle scommesse nei posti chiave.
Toscano il migliore per la C, ma non adatto per la B.
Silvestri e De Rose i migliori per la C, ma non adatti per la B. E che differenza hanno con Prestia? Silvestri non è un ‘senatore’, De Rose lo è ma ha 37 anni. Ma sono due giocatori che spaccano il campionato in C e hanno mercato: De Rose già promesso al Catania, Silvestri ha l’imbarazzo della scelta.

Liberare spazio per over dalla B cedendo over dalla C, dunque.
Corazza, over, 18 reti nel 2022-23, 11 reti nel 2023-24. Aveva mercato. E infatti è andato ad Ascoli.
Varone, over, 33 gare nel 2023-24. Aveva mercato. E infatti è andato ad Ascoli.
Ogunseye, over, viene da una stagione difficilissima. Non ha grande mercato.
Piacentini, over (è un ’99), viene da sole 13 gare giocate in campionato. Non ha grande mercato.
Chiarello, over, non ha brillato nel 2022-23, ai margini del progetto nel 2023-24 con l’allenatore che lo aveva voluto. Non ha grande mercato. 
Siano è l’unico under della lista dei possibili partenti e non c’è tutta questa fretta.

Per Silvestri e De Rose è partita una petizione da parte di alcuni tifosi per trattenerli. Per gratitudine.
Ma Melby non può essere riconoscente a Silvestri e De Rose, perché Melby non c’era.
E se Artico deve fare spazio a nuovi acquisti, qualcuno deve essere venduto: sono le regole della serie B.

Non scomodiamo nemmeno il mantra del “non esistono più le bandiere”.
Semplicemente questo è l’ennesimo, nuovo Cesena.
Ma non è semplice accettarlo.

Il bianconero è quel colore con cui si realizzano i sogni. Dove Giaccherini potrebbe andare in prestito alla Giacomense e invece parte titolare in C e poi arriva in Nazionale. Dove Pozzi si gioca a fatica il posto con Giordano Meloni in U19 ma Castori lo porta in prima squadra dicendo: “Ma che, scherziamo? È come Van Basten”. È la città dove Giampiero Ceccarelli esordisce contro la Carrarese e poi va a giocarsi la UEFA a Magdeburg. È la citta dove Emiliano Salvetti è stato il più forte giocatore di tutti i tempi e guai a chi dice il contrario. Dove Antonioli ha iniziato ad azzeccare le uscite a 41 anni.
È la città dove anche Massimo Agostini può fare il dirigente.

Vorremmo che Cesena fosse sempre quella cosa lì. Dove tutti partono dalle serie minori e arrivano dove passione, volontà, tenacia, sudore, orgoglio riescono a farti arrivare. Dove tutti, alla fine, facciamo il bagno nella fontana.
Senza doverci preoccupare se uno abbia mercato o no.

Però.
Però il ‘Profeta’ Berti è ancora qui. Cristian Shpendi è ancora qui. E non è che i due fanciulli non abbiano mercato… Ecco, magari vendere loro sarebbe stato forse peggio che cedere Silvestri e De Rose.
Insomma, qualche favola ci delizia ancora, ‘nonostante’ il calcio dei paperdollari americani.
Il Cesena è ancora un ascensore, come diceva Edmeo.
Ed è ancora una strada di periferia che, però, sa anche portarci dove conta.
Ed essere tornati in B conta. Soprattutto dopo il 2018.