Cesena, ora non fare lo stesso errore della Reggiana
Il paradosso: la Reggiana a tre punti è una squadra ad un tiro di schioppo, più che raggiungibile; la Reggiana a cinque punti è una squadra a distanza siderale. In quest’ottica, il pareggio di Carrara è una batosta pesante, andiamo a vedere perché.
I cinque punti di vantaggio sono meritati. Dopo la caduta interna proprio al cospetto dei bianconeri, gli emiliani sono rimasti imbattuti nelle successive undici partite incassando la miseria di sole due reti. Ha cambiato pelle la formazione granata, ora solo lontana parente della squadra di un anno fa che segnava a raffica e non più capace di produrre la stessa mole di gioco. Di primo acchito verrebbe facile addurre come motivazione di vittorie apparentemente striminzite la buona sorte, qualche ammiccamento della dea bendata nei confronti di Rozzio e compagni in quest’ultimo periodo. Ma essere capaci di difendere sempre il minimo vantaggio e portare così sistematicamente a casa l’intera posta in palio è, e sarà sempre, un pregio. Mai una casualità.
La Reggiana non è però più forte del Cesena. E lo scontro diretto è lì, bene impresso nella memoria a ricordarcelo. La Reggiana non ha attaccanti più forti di quelli bianconeri, non ha interpreti migliori in difesa né tanto meno una panchina più lunga o una rosa più profonda. Non ha nemmeno un allenatore più bravo. Anzi, oggi è proprio il tecnico bresciano a rappresentare un freno per i granata. Ad affermare che Aimo Diana sia tra gli allenatori emergenti più preparati per quel che concerne il campo, il calcio giocato, ci sono tantissimi attestati di stima ricevuti dai suoi colleghi sin dai tempi della Sicula Leonzio. Ma a livello di gestione dello spogliatoio e di tenuta nervosa, nella scorsa stagione ha palesato tutti i suoi limiti caratteriali. A Reggio sono in tanti a non perdonargli un turno play-off giocato alla ‘Cesena di Viali’. E non è scandaloso ipotizzare che con un bel repulisti estivo la Reggiana potesse avere già ora la promozione in cassaforte, in virtù dei tanti errori che i bianconeri hanno sin qui commesso su più livelli. Ma ora, senza sentire il fiato degli avversari sul collo, Diana ha modo di concentrarsi effettivamente solo sul giocare la singola partita di volta in volta, riducendo al minimo il rischio di incappare nei suoi soliti errori extra campo.
La Reggiana non è più forte del Cesena, questo però non significa che il Cesena sia più forte della Reggiana. Il dualismo dello scorso campionato è rappresentazione perfetta di questo concetto: Modena e Reggiana si equivalevano, solo un episodio imponderabile (il gol del portiere canarino) ha giocato a favore dell’una piuttosto che dell’altra. E le colpe di chi è uscito sconfitto da questo estenuante testa a testa non sono da cercare nel perché non sia riuscito a prevalere sulla diretta contendente. Le colpe sono tutte in ciò che è avvenuto dopo. La Reggiana aveva le carte in regola per vincere i play-off, è invece rimasta seduta a domandarsi come avesse potuto un rinvio di Gagno infilarsi nella porta dell’Imolese.
Questa è la lezione che adesso, per come si è messo il campionato, il Cesena deve fare propria: ti può andare male. Puoi non arrivare primo (e a fronte delle premesse iniziali di questa stagione sarebbe un esito altamente negativo), ma non puoi fare a meno di arrivare in Serie B e quindi ti tocca cominciare a considerare i play-off una via percorribile. Una prospettiva sinora esclusa dal Cavalluccio.
Il mercato non è la soluzione. Non l’unica, per lo meno. Se a Carrara non giocano neppure un minuto Chiarello, Albertini, Adamo non si può parlare di panchina corta. Così come se Bumbu e Brambilla non entrano con l’Ancona o a Lucca Zecca fa soli sei minuti più recupero. Si può pensare di rinforzarsi, certo. Ma ancora una volta occhio alla Reggiana: quei cinque punti di distacco sono tutti merito del direttore sportivo granata, Roberto Goretti. Uno bravo a serrare i ranghi, a tenere tutti sul pezzo, a metterci la faccia quando le cose vanno male, a sopperire alle lacune dell’allenatore. Non è un caso che ogni tre per due convochi una conferenza stampa e parli alla gente: è la sua maniera, efficace, di tenere le redini della situazione. E se fosse lui a indovinare il colpo vincente sul mercato per il tanto ambito primo posto? Gubbio permettendo, eh…