Disfattismo? “Ma io non lo so… io piango e basta”
Alcune brutte questioni in ordine sparso.
• Il Cesena a Fermo ha giocato schierando in porta un giocatore che, statistiche recenti alla mano, in Serie C può fare il titolare fisso soltanto in squadre che puntano a salvarsi. Un portiere che ha ‘contribuito’ non poco alla reti messe a segno dalla Fermana. Può succedere. Non dovrebbe ma succede… Succede, e non c’è da stupirsi, quando si inizia il campionato con un portiere che il gruppo avverte come corpo estraneo, un tizio messo lì solo perché porta lo stesso cognome del presidente. E badate bene a quanto appena scritto: sono i compagni a percepire Luca Lewis come tale, non conta tanto quel che dice l’ambiente esterno. Se così non fosse, probabilmente Minelli non sarebbe incappato in quel ‘misterioso’ infortunio. Se così non fosse, a Fermo sarebbe stato schierato nuovamente Lewis tra i pali, al netto degli errori commessi in precedenza. Se così non fosse, il responsabile dell’area tecnica non puntualizzerebbe in maniera pedante il percorso di Lewis nel settore giovanile del Torino.
• La difesa sa dire la sua nei duelli aerei ma va in tilt ogni volta che viene presa in velocità. Prestia è su d’età e non tiene il passo di certi funamboli ma lo si rimpiange subito nel vedere in campo un Kontek che è stato acquisito dalla Ternana per una cifra che si aggira attorno ai… (boh, meglio non saperlo!)
• De Rose ha dimostrato di non reggere tre partite nel giro di otto giorni ma è lui il cervello del centrocampo e non ci sono alternative. O, meglio, ci sarebbe Brambilla. Ma Toscano non lo vede alla stregua di come non vedeva Berti.
• Poi c’è un Bianchi tanto bravo nelle dichiarazioni quanto lo è in campo a fare il sosia di Ciccio Ardizzone, voglioso di far credere a tutti che sia messo lì solo perché cocco del mister, così come Ardy lo era per Viali. A dire il vero questa teoria è alquanto fuorviante, la verità è che non ci sono ricambi: Bianchi gioca sempre perché non ci sono sostituti nel ruolo di Bianchi. Ora resta da capire perché Bianchi giochi sempre male…
• Bumbu è ben instradato a diventare ‘il secondo Frieser dell’anno’. Il francese ha però un bel vantaggio: gode dell’essere arrivato a fari spenti, in sordina. D’altronde gli house organ del Cesena FC sono del tutto refrattari all’idea di tesserne le lodi senza conoscerlo, come avvenuto da gennaio ad agosto con l’austriaco, vista la fresca figuraccia rimediata.
• Anche l’attacco delude: Stiven Shpendi ha dimostrato fin qui di poter essere una buona alternativa ma al momento non può essere la certezza. Corazza ha trovato solamente un colpo (fortuito?) a Rimini. E Toscano ci mette del suo nel preferire Ferrante a Udoh, l’unico ad aver dimostrato (a sprazzi, per la verità) di poter impensierire le difese anche agendo da solista.
• Sugli esterni meglio stendere un velo pietoso, a cominciare dall’aver rinunciato a offrire il rinnovo a Favale…
• Il non gioco. Il non gioco non è un problema di per sé perché questa squadra non è stata concepita per giocare, bensì per vincere. L’idea alla base del Cesena 2022-2023 era quella di una difesa impenetrabile, un centrocampo veloce nel recupero palla e punte di diamante in attacco in grado di segnare in qualsiasi frangente. Il non gioco diventa un problema se va di pari passo con le non vittorie. In questo senso ad oggi la mano dell’allenatore è nulla.
Ora, serve a qualcosa essere disfattisti? Probabilmente no. Ma forse chi di dovere si dà una svegliata. Dire che questa squadra è partita con il piede sbagliato sarebbe un eufemismo. Questa stagione si concluderà positivamente solo con la Serie B. E se anche ora dovessero arrivare dieci o quindici successi consecutivi, al primo passo falso sarà doveroso riportare in auge tutte le critiche del caso. Questa squadra non va sostenuta perché, semplicemente, non ne ha bisogno. Questa squadra può e deve sostenersi da sola. Si cominci a pensare che le vittorie non giungono per diritto acquisito al fischio d’inizio. Grazie e alla prossima.