La Lanterna #27 | Era rigore? La colpa è del Perugia, non dell’arbitro
“Gli errori li facciamo tutti ma questa è una partita condizionata dall’arbitraggio”. Sono le parole del direttore generale del Perugia, al termine della sfida tra gli umbri e il Cesena conclusasi in pareggio. Un risultato nient’affatto gradito al Grifo che non consente ad allenatore e giocatori di rilasciare dichiarazioni.
In prima battuta verrebbe da chiedersi quale partita non sia condizionata dall’arbitraggio. Lo sono tutte, il direttore di gara e i suoi assistenti non sono ologrammi, né entita passive. Le decisioni prese dalla terna arbitrale, giuste o sbagliate che siano, condizionano l’andamento di un incontro (nel bene e nel male). Il problema semmai sorge quando l’arbitraggio condiziona, o indirizza, il risultato di una partita mediante decisioni erronee.
Cesena-Perugia è stata una partita viziata da scelte sbagliate dell’arbitro? Sicuramente sì. Il Perugia può recriminare per un rigore solare non fischiato ai danni di Ciofi per fallo su Melchiorri lanciatissimo a rete. A dirla tutta, ci sarebbe stato pure un penalty in favore dei bianconeri al minuto 38 del primo tempo per tocco in area con il braccio da parte di Moscati in scivolata, su tiro ravvicinato di Bortolussi. Sebbene la volontà di lasciar correre porti il medesimo effetto per entrambe le parti (tiro dagli undici metri non concesso), i due errori non poggiano sullo stesso piano perché l’episodio ignorato a favore del Perugia è parso molto più lampante, inequivocabile già in presa diretta.
Dunque, se il fallo di Ciofi era così evidente, cosa può aver indotto Ermanno Feliciani di Teramo a trascurare l’accaduto? La risposta è molto semplice: la ‘colpa’ è di Melchiorri stesso. La punta ospite cade in maniera innaturale ed eccessiva a fronte del contatto patito. Sia chiaro: nel momento in cui Ciofi lo afferra con il braccio, per quanto blanda possa essere la presa, quello è sempre rigore indipendentemente dalla resistenza posta da Melchiorri. Però quel tonfo plateale ed esasperato, che nelle intenzioni voleva essere un gesto di malizia, all’atto pratico produce l’effetto opposto a quello desiderato.
Feliciani presume che Melchiorri abbia simulato. Non lo ammonisce, poiché non può non aver visto lo strattonamento. Del resto, l’hanno visto proprio tutti. Ma non è sicuro di ciò che in una frazione di secondo è successo sotto i suoi occhi appunto per l’accentuazione spropositata.
Appurato l’abbaglio, è a fronte di ciò che il Perugia non è riuscito ad ottenere i tre punti? Chiaramente no. Così come il Cesena non ha perso a Trieste ‘a causa’ della rete irregolare di Petrella. Così come la scorsa domenica non era sufficiente il solo gol annullato a Bortolussi per motivare la sconfitta contro la Vis Pesaro.
Da un lato Russini con il fiato corto, dall’altro Capanni e Borello fermi ai box da diverse settimane. Sta di fatto che questo Cesena nelle ultime uscite non è più riuscito a sfruttare a dovere il gioco sulle fasce, vero punto di forza nel momento d’oro vissuto tra novembre e dicembre. Venendo a mancare i dribbling dei suoi funamboli per creare superiorità numerica, il Cesena ha dovuto sfruttare il gentile omaggio di Carlo Crialese. L’anticipo mancato del terzino sinistro ha fatto sì che Zappella potesse fiondarsi in avanti e servire il cross che ha poi portato al pareggio.
La delusione del Perugia è comprensibile: per l’assalto alla vetta della classifica gli umbri dovevano necessariamente vincere e quale occasione migliore se non quella di affrontare un Cesena in evidente difficoltà? Per giunta, a chi non roderebbe farsi raggiungere al novantesimo? Rivedibile però la gestione della stizza dinnanzi le telecamere. E se il povero Feliciani di Teramo fosse stato scelto come parafulmine? Difficile dare pubblicamente atto dei propri demeriti per un primo posto che sta sempre più prendendo la strada verso Padova.
“I peggiori delusi sono quelli che si sono delusi da soli”
[Christian Nestell Bovee]