Il pagellone della stagione | Brillano i titolari, deludono i rincalzi
Prima di accantonare e scagliare il più lontano possibile un’altra stagione di delusioni, che vede il Cavalluccio relegato ad un altro anno di Serie C, un piccolo passo indietro nella stagione appena conclusa. Un intero e succoso pagellone per rivivere i protagonisti e non di uno psicodramma Toscano ma prima di tutto americano, di un’annata regalata ai mal digeriti cugini emiliani, di un altro fallimento in salsa play-off. Gli ingredienti ci sono tutti, via col liscio (il ballo, non uno dei tanti commessi dai nostri uomini in mezzo ai pali).
Lewis 4,5 (12 presenze; 12 gol subiti, 5 clean sheet): Buttato in campo da persone (e parenti) più importanti di lui, il classe 2001 prova giustamente a rendersi credibile per la Serie C e per questa piazza, ma i risultati sono disastrosi sin dall’avvio. Se poi inizialmente si potevano anche prendere in qualche modo le difese dell’italo-americano, tutta la buona volontà è venuta meno dopo le sue dichiarazioni (‘quasi blasfeme’) in diretta tv ad inizio marzo. Durante la stagione si assiste ad un’indegna alternanza con Tozzo, attuata al primo sbaglio di uno dei due; arrivata la primavera, Toscano scioglie le riserve e consegna le chiavi della porta all’ex Teramo, anche perché se fosse stato per l’italo-americano avrebbe giocato sempre lui…
Minelli 4 (0 presenze): Come disse il buon Bertozzi, sulla sua (non) stagione in riva al Savio ci si potrebbe scrivere un libro intero, ma per ora ci accontentiamo dell’intervista rilasciata ai nostri microfoni a gennaio. Sceso dalla Serie B per fare il titolare, alla prima giornata gli viene preferito Lewis contro ogni aspettativa (o forse no…). Una dinamica che gli fa rimediare un a dir poco imbarazzante infortunio (auto-inflitto), concludendo anzitempo da separato in casa. Pochissima professionalità, come pochissima è la competenza dimostrata da Toscano & Co. in occasione del cosiddetto ‘peccato originale’. Zero presenze anche con il Südtirol di Bisoli, ma una permanenza in Romagna è da escludere in virtù del rapporto ormai compromesso con il mister.
Tozzo 5 (32 presenze; 17 gol subiti, 17 clean sheet): Un portiere non all’altezza del Cesena, e su questo non c’è mai stato dubbio. Certo è che la superba difesa in dote al Cavalluccio ha più volte messo una pezza alle sue mancanze, facendogli acquistare fiducia e mettere in mostra qualche sporadico squillo, ma gli errori da matita rossa sono decisamente troppi. Conclude la sua avventura in bianconero nel peggiore dei modi, esponendo tutta la sua inadeguatezza in occasione dei penalty poi fatali contro il Lecco, nei quali non ha mai dato l’impressione di intercettare anche solo minimamente un singolo rigore. Unica attenuante l’essere stato chiamato in causa a stagione in corso in una situazione tutt’altro che comoda, e qui di certo la colpa non è sua…
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Celiento 6 (16 presenze; 1 gol): Non sfigura nel terribile avvio stagione del Cavalluccio, nel quale opera da titolare. L’infortunio e l’affermarsi di altri difensori lo fa però finire ai margini delle rotazioni. Lui comunque torna agli onori di cronaca per la rete contro la Lucchese, svolgendo dignitosamente il ruolo di subentrante al momento del bisogno per il finale di stagione.
Ciofi 7,5 (38 presenze; 1 gol, 5 assist): Capitano non de jure, ma de facto. Il superstite di Giulianova disputa un’altra stagione di altissimo livello, adattandosi magistralmente al ruolo di braccetto destro nella difesa a tre. Sa alla perfezione quando accelerare per pungere e quando tornare per apportare solidità in retroguardia. Per lui sarebbe stato bello decollare insieme al club romagnolo in Serie B, ma l’impressione è che ormai il tempo sia giunto al termine…
Coccolo 5,5 (15 presenze; 1 assist): Inizia la stagione nell’undici titolare, poi i tanti bassi e i pochi alti, complice anche e soprattutto la non troppa esperienza sul groppone, gli fanno pian piano perdere il posto in favore di altri interpreti. Uno sciagurato infortunio al crociato mette la parola ‘fine’ sulla sua stagione già nel mese di gennaio.
Kontek 5,5 (7 presenze): Poche sporadiche apparizioni per il croato, che fa da vice in modo insufficiente a Prestia. Ciò gli fa perdere la fiducia di Toscano, che lo spedisce in direzione Foggia nel mese di gennaio. È proprio in Puglia che però il classe ’97 rinasce totalmente, affermandosi titolare e segnando anche un gol pesantissimo al ritorno degli ottavi play-off contro il Cerignola. E ora il difensore sogna una clamorosa promozione in Serie B per far scattare l’obbligo di riscatto ed evitare il ritorno a Cesena.
Lepri S.V. (2 presenze): Certezza titolare al centro della difesa della Primavera anche in Serie A, viene chiamato in causa nella ben poco nobile Coppa Italia di Serie C, competizione nella quale fornisce una buona prova contro la Fermana e una prestazione tutta da dimenticare nella gara poi fatale in casa del Rimini. ‘Già’ vent’anni sul groppone, pronto per il grande salto?
Mercadante 6,5 (26 presenze; 1 gol, 2 assist): Parte come centrale di sinistra, il classe ’95 viene poi adattato al ruolo di esterno mancino più di tenuta che di spinta, quando è chiaro ormai a tutti (persino a Toscano!) quanto Calderoni arranchi sul rettangolo verde. Non sfigura (ma neanche entusiasma) in entrambi i ruoli, mettendo in mostra la giusta solidità ed iniziativa. Decisivo in occasione di due rigori contro il Lecco, si ‘prende il perdono’ per quanto (giustamente) fatto la scorsa stagione in biancoverde.
Pieraccini S.V. (2 presenze): Terzino destro e all’occorrenza anche centrale di difesa della primavera bianconera, fa il suo esordio in Coppa Italia e anche in Serie C, disputando due del tutto convincenti prestazioni contro Fermana e San Donato Tavernelle. Ottime impressioni, ora ha (quasi) tutto da dimostrare tra i grandi.
Prestia 8 (34 presenze; 4 gol, 2 assist): Leader dentro e fuori dal campo, si nota sin da subito che con la Serie C non ha nulla a che fare, e questo ai tifosi bianconeri piace. Granitico in fase difensiva e sempre pronto a pungere sui corner in area avversaria, gli si può recriminare ben poco, giusto l’ultima prestazione contro il Lecco, che non rende giustizia alla grande stagione disputata. Da tenere strettissimo in estate.
Silvestri 7,5 (18 presenze; 4 gol, 1 assist): Approdato a gennaio (ottimo colpo di mercato) per far fronte alla dipartita del sopraccitato Kontek, si mostra sin da subito pronto, prontissimo, prendendosi immediatamente e meritatamente la maglia da titolare. Decisivo e sempre sull’attenti al momento del bisogno, le sue incursioni offensive e la sua verve in fase d’intervento sono oro colato per il Cesena. Un cavallo pazzo per il Cavalluccio.
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Adamo 7,5 (40 presenze; 3 gol, 6 assist): Chi avrebbe creduto (così tanto) in lui? L’esterno proveniente dal Monterosi è di fatto una delle più belle sorprese della stagione bianconera, nella quale ha battuto la concorrenza dei più affermati Zecca, Albertini e Calderoni. Tanta corsa, fiato e iniziativa che infiammano continuamente una fascia destra (e all’occorrenza mancina) spesso e volentieri decisiva ai fini del risultato finale. Come se non bastasse il classe ’98 è pure (quasi) sempre puntuale e decisivo anche in fase difensiva: con tutte queste caratteristiche si è guadagnato la medaglia di più presente della rosa. Senza se e senza ma.
Albertini 6 (28 presenze; 1 gol): Smaltita la contusione che di fatto gli fa perdere la primissima parte dell’annata, il classe ’94 trova sin da subito la fiducia di mister Toscano, che in prima battuta ottiene una risposta decisamente positiva in fase di spinta sul campo di gioco. Il suo successivo calo e la contemporanea esplosione straripante di Adamo ne limitano notevolmente il minutaggio, divenendo la seconda scelta sulla fascia destra. Torna in parte ad incidere a partita in corso, seppur il serbatoio del carburante non sia proprio dei più generosi… Più continuità e il gioco è fatto.
Bianchi 4,5 (33 presenze; 2 assist): Fedelissimo di Toscano, che lo eleva immediatamente a capitano a discapito del buon Ciofi, l’ex Reggina sfigura sin dall’avvio, ma qui le colpe ricadono pure sul tecnico calabrese. Giocatore esperto, ma prettamente difensivo e adibito al mantenimento del risultato, viene piazzato in un centrocampo a due nel ruolo di verticalizzatore, compito in cui fallisce completamente e che gli fa perdere fiducia e sicurezza (insieme al posto da titolare nel finale) giornata dopo giornata. Un fallimento previsto, un po’ come tutta la stagione del Cavalluccio.
Brambilla 7 (28 presenze; 2 gol, 4 assist): Ingiustamente snobbato da Toscano in favore dei suoi fedelissimi fino a novembre (appena 31 minuti di gioco macinati nelle prime 17 giornate di campionato), l’ex Milan si rivela la scelta di ripiego ma allo stesso tempo vincente del tecnico calabrese, costretto a rilevare dal campo il sempre più deludente Bianchi. Il classe 2000 ha il merito di cogliere alla grande quest’occasione (cosa assolutamente non scontata), mettendo in mostra mezzi tecnici con ampio margine ma già ben oltre la sufficienza nel ruolo di regista e rifinitore. In crescita nel finale anche senza il pallone tra i piedi, la sensazione è che possa continuare questo suo percorso al Cesena.
Bumbu 6,5 (25 presenze; 4 gol): Vero e proprio oggetto del mistero proveniente dal non proprio rinomato campionato sloveno, viene anch’egli ignorato da mister Toscano, che però a stagione inoltrata gli concede minutaggio facendo di necessità virtù. Infatti il francese, divenuto ben presto idolo dei tifosi per la sua umiltà e l’impegno messo sul campo di gioco, si rivela un’inaspettata sorpresa. L’esito non è sempre dei migliori (vedi partita di ritorno col Lecco), causa anche dei mezzi tecnici alquanto limitati. Il suo l’ha fatto, ma la domanda “È da Cesena?” rimane.
Calderoni 4,5 (29 presenze; 3 gol, 2 assist): Già i negativissimi segnali della scorsa stagione erano inequivocabili; nonostante ciò, in estate Toscano in primis ha deciso di puntare su di lui a discapito del buon Favale, lasciato a casa con false promesse di rinnovo. I risultati sono stati una serie di partite con tanti, tantissimi bassi per il classe ’89, mantenuto con la maglia da titolare ben oltre ogni sano limite. Anche il mister calabrese non è però riuscito a chiudere più di troppo gli occhi, relegandolo alla panchina solamente dal mese di febbraio. Le tante amnesie e ‘papere’ sfoderate ne danno un’immagine spaesata soprattutto a livello mentale (perché i mezzi tecnici che l’hanno portato in Serie A ce li ha tutti), ha in essere un altro anno di contratto con il Cavalluccio, che lo rende di fatto una bella grana da risolvere nel prossimo calciomercato.
Chiarello 5 (35 presenze; 4 gol, 5 assist): Adattato forse troppo pretestuosamente a vero e proprio trequartista, l’ex Alessandria brilla in modo sporadico, finendo spesso e volentieri per perdersi tra le linee, e ricordando il peggior Russini. A lui l’onore di aver regalato il gol da secondo posto in casa della sua ex squadra, ma anche ai play-off la mancata fiducia di Toscano (appena 101 minuti totali in 4 partite per uno che partiva come titolarissimo) e la sua relativa risposta quando è in campo parlano chiaro.
De Rose 7,5 (37 presenze; 1 gol, 2 assist): A trentaquattro anni rinuncia alla Serie B appena guadagnata con il suo Palermo per abbracciare l’importante proposta del Cesena, che lo eleva subito a vero e proprio leader del centrocampo. Lui risponde decisamente a dovere, sudando sempre e comunque la maglia e, tolte un paio di partite ‘no’ (qui subentra anche il fattore anagrafico) e qualche giallo decisamente di troppo, disputa una stagione da alieno in Serie C. Un impeccabile muro arpiona-palloni davanti alla difesa che però si ‘diverte’ un po’ troppo ad impostare, qualità non proprio nelle sue corde. D’altra parte, a volte è proprio costretto a sfoderare questa sua dote, causa la pochezza in fase di costruzione dell’undici bianconero.
Francesconi 6 (7 presenze): Centrocampista di buone speranze proveniente anch’egli dalla primavera bianconera, si toglie lo sfizio del debutto in prima squadra. Promosso nei match contro Fermana, Carrarese e soprattutto San Donato Tavarnelle (decisivo con un anticipo nell’azione del gol vittoria cesenate), rimandato con Rimini e Gubbio. Per me è sì.
Mustacchio 5 (12 presenze; 2 gol, 3 assist): Approdato a gennaio dalla Pro Vercelli, viene subito spostato a sinistra per prendere il posto del disastroso Calderoni. Il classe ’89 non riesce ad elevare il livello della fascia mancina in modo continuativo, tanto che gli viene presto preferito l’adattato Adamo. Sia ben chiaro, quando è in partita risulta decisivo (vedi Siena e Alessandria), ma le uscite a vuoto sono veramente troppe. Spesso e volentieri oggetto estraneo della manovra, chiude la sua avventura romagnola tirando nel peggiore dei modi il rigore che costerà l’eliminazione dai play-off. L’uomo giusto al momento sbagliato?
Saber 7 (37 presenze; 2 gol, 9 assist): Si presenta ai tifosi bianconeri come una vera e propria mina vagante fra il centrocampo e la trequarti bianconera, infiammando il rettangolo verde con pregevoli giocate in proprio e per i compagni. Questa partenza da urlo gli si ritorce contro nel girone di ritorno, nel quale risulta molto meno esplosivo e più nervoso, variabile che gli farà disputare troppe partite ‘in giallo’ coi nervi a fior di pelle. Adattato a subentrante con discreto successo nei play-off, l’augurio è che possa tornare quello di inizio stagione sin da agosto e per tutta la prossima annata.
Zecca 5 (25 presenze; 4 assist): Parte quasi a sorpresa nell’undici titolare, salvo perdere il posto già alla quinta giornata causa un rendimento decisamente insufficiente, sebbene in linea con il resto della squadra. Da qui assistiamo ad una fase calante dell’ex Sassuolo, che da subentrante non riesce ad incidere. Torna decisivo, e titolare, contro l’Alessandria, poi però va tutto in frantumi con uno stiramento che di fatto gli compromette il prosieguo di stagione. Chiude l’annata ancora a secco (ultimo gol in campionato siglato oltre due anni fa) e ai margini della rosa. In crescendo rispetto alla scorsa stagione, ma comunque in calando rispetto a ciò che doveva essere. Provaci ancora Jack(?)
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Corazza 8 (36 presenze; 18 gol, 4 assist): Capocannoniere del Cesena e vice del girone B, l’esperto centravanti esegue il compito assegnatoli: elevarsi a certezza realizzativa dell’attacco bianconero. Mai a secco per più di quattro partite consecutive, l’ex Alessandria chiude però la stagione in modo decisamente sciagurato. Prima l’espulsione a dir poco inventata nell’ultima di campionato, che gli costerà la presenza nell’andata dei quarti contro il Vicenza, poi il gol divorato sempre contro i biancorossi al ritorno che poteva costare carissimo ai suoi. Come se non bastasse il guaio fisico accusato nel riscaldamento a Lecco, che di fatto lo fa mancare nel momento più importante della stagione. Gloria mancata.
Ferrante 4,5 (37 presenze; 3 gol, 4 assist): Dopo un infinito e malsano tira e molla a suon di trattative con la Ternana, l’italo-argentino approda in riva al Savio in estate, ma basta fermarsi ai numeri tra le parentesi per giudicare la sua stagione da totale flop. Lui che, reduce dai 13 gol con la maglia del Foggia, doveva essere il partner offensivo ideale di Corazza, dimostra invece un pessimo feeling con il gol. Accena a una ripresa sul chiudersi del girone d’andata, ma è solo uno squillo isolato. Chiude ‘in crescendo’: nonostante rimanga a secco, mostra spirito di sacrificio in aiuto alla manovra. Pacco rispedito al mittente.
C. Shpendi 6 (21 presenze; 1 gol, 1 assist): Non parte col botto a differenza del gemello Stiven, rimediando un guaio fisico dopo il debutto da titolare. Da qui il suo percorso si fa in salita, dovendosi accontentare di ingressi a partita in corso più o meno entusiasmanti. Si ritaglia comunque il suo spazio sul chiudersi della regular season contro Ancona e Pesaro, risultando decisivo in entrambi i match con un gol e un assist totali. Anche per lui i play-off sono però una nota dolente: in tre gare figurano tre errori da matita bordeaux. Migliorare per sopravvivere.
S. Shpendi 7,5 (34 presenze; 12 gol, 3 assist): Alzi la mano chi non è rimasto quantomeno spiazzato quando alla prima di campionato ha letto il suo nome e quello del gemello nell’undici titolare. Quello che poteva sembrare un azzardo bello e buono si è invece trasformato in una scommessa centrata in pieno da mister Toscano. Vista la giovane età e la poca esperienza, pareva quasi di troppo in una squadra che voleva puntare a vincere subito. Invece il classe 2003 segna e fa segnare, prendendosi il posto da titolarissimo a discapito dei deludenti e decisamente meno motivati Ferrante e Udoh. C’è da migliorare tanto la mira sotto porta e l’aspetto mentale, entrambi in parte venuti meno nei play-off, nei quali comunque si è sempre messa in luce la sua buonissima volontà. Migliorerà tutto ciò in bianconero o altrove? Andiamo per la seconda…
Udoh 5,5 (22 presenze; 4 gol): Con tre gol nelle prime cinque partite giocate, l’italo-nigeriano si afferma come l’attaccante più prolifico di un Cavalluccio sino a quel momento in attesa della definitiva esplosione della bomba Corazza. Prosegue poi calando leggermente di intensità realizzativa, ma continuando a convincere sfornando prestazioni da attaccante completo. Lo stiramento di metà novembre però ne condiziona tutta la stagione, con il classe ’97 che da lì in poi convincerà ben poco, e non tornerà più a giocare in modo continuativo. Quello che poteva essere.
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mister Toscano 4,5 Arriva con la lecita nomea di “mister promozione”, appellativo che gli consente di guidare in toto due intere sessioni di calciomercato. L’obiettivo era quello di non steccare una promozione che di fatto era un obbligo, viste le grandi spese. Parte malissimo, scombussolando l’ordine di una squadra e di uno spogliatoio con il famoso ‘peccato originale’, che comprometterà un’intera stagione, ricolma di ‘papere’ targate Lewis e Tozzo. Nonostante altre scelte discutibili (vedi Calderoni e Bianchi), dopo la falsa partenza riesce ad elevare notevolmente il rendimento della squadra, andando ad un passo dall’aggancio della Reggiana prima, salvo poi steccare il big match al Manuzzi proprio contro gli emiliani. Di lì in avanti perde fiducia e non riesce inoltre a riassestare la squadra. Non approfitta del calo granata, vittoriosi unicamente per i grandi demeriti bianconeri. Prepara tutto sommato bene le partite dei play-off, con la squadra che però lo tradisce divorandosi l’inverosimile sotto porta, una situazione comunque da mettere in conto quando in attacco giocano due 2003 alla prima vera esperienza in C in carriera. Qui ha pesato tantissimo l’assenza di Corazza e soprattutto quanto (non) fatto con Ferrante e Udoh, entrambi regrediti ai minimi storici. Questa stagione è un enorme buco nell’acqua, suo e della dirigenza. È ora di rimboccarsi le maniche.
Cesena FC 5 La sola presenza di questa squadra ai play-off è di fatto un fallimento, figurarsi la terza rovinosa eliminazione consecutiva. La differenza è che questa volta le scuse sono inesistenti, in quanto la promozione era l’obiettivo dichiarato a più riprese dalla dirigenza e quello da centrare per il grande valore della rosa bianconera. Un rendimento in generale positivo ma troppo altalenante per la vetta ha però apparecchiato la tavola alla Reggiana, che con il ghigno stringe ora in pugno una promozione a dir poco beffarda. Con o senza mister Toscano, la base è innegabilmente valida, ma occorrerà mettere ancora mano al mercato in ogni reparto visti i diversi ed importanti addii in programma (Ciofi e Stiven Shpendi in pole position) e l’assenza di un portiere. Ancora in quello che più che un purgatorio è un vero e proprio inferno, l’anno prossimo si aggiungeranno anche le tutt’altro che amichevoli Spal e Perugia, ma la voglia di decollare del Cavalluccio un giorno (si spera entro il 2024) non conoscerà rivali.